Monreale, 10 marzo 2019 – 10 marzo 1948, assassinio per vile mano mafiosa di Placido Rizzotto, ex partigiano, socialista, segretario della Camera del Lavoro di Corleone, avanguardia del movimento dei braccianti e dei contadini poveri siciliani del secondo dopoguerra, che nella legittima riappropriazione della terra vollero riscattare secoli di oppressione e di servitù feudale.
I Decreti Gullo prima (1944) e la riforma agraria, votata dal Parlamento siciliano nel 1950, furono tappe decisive (e incompiute) di quel grande movimento di liberazione (“Terra e Libertà”).
Il prezzo pagato fu altissimo: decine di sindacalisti della Cgil, dirigenti di Leghe e Camere del Lavoro, caddero sotto i colpi della mafia del latifondo, i cui interessi si intrecciavano e sovrapponevano con quelli dei baroni. Le forze dell’ordine e l’apparato giudiziario, a parte qualche rara ed importante eccezione, quale il giovane Capitano Dalla Chiesa, erano schierati con i poteri forti.
La guerra fredda era l’alibi per ogni abuso. Placido Rizzotto fu picchiato brutalmente (come Giuseppe Impastato tanti anni dopo) prima di essere scaraventato nella foiba di Rocca Busambra. Doveva scomparire.
Solo il 7 luglio 2009 furono trovati dei resti umani nell’inghiottitoio della Busambra. Si pensò che gli potessero appartenere. La conferma, attraverso l’esame comparato del DNA, si ebbe il 9 marzo 2012.
Il 16 marzo 2012 il Consiglio dei Ministri decise per Placido Rizzotto i Funerali di Stato, svoltisi a Corleone il 24 maggio dello stesso anno alla presenza del Presidente della Repubblica G. Napolitano.
Finalmente un luogo per poterlo ricordare.