Monreale, 25 luglio 2018 – Un bosco bruciato può tornare a vivere. La natura è in grado di riparare le sue stesse ferite. Per alcuni anni la situazione risulta compromessa, ma poi i boschi sono in grado di rigenerarsi, nell’arco di una decina di anni in modo naturale, o più velocemente se aiutati dall’uomo attraverso bonifiche e piantumazioni.
Ogni anno anche il vasto territorio monrealese diventa vittima di incendi, è un destino segnato, ineluttabile, atteso, di fronte al quale assistiamo impotenti. La siccità, l’alta temperatura e il vento sono i fattori predisponenti di un incendio. I nostri boschi si trasformano in micce pronte a prendere fuoco. E quasi sempre ad intervenire è la mano dell’uomo. Perché la quasi totalità degli incendi è di natura dolosa o colposa. E basta anche la scintilla sfuggita ad un barbecue per attivare le fiamme.
L’incendio di ieri ha distrutto diversi ettari di bosco e di macchia mediterranea a San Martino delle Scale. Sembra, in base alle prime ricostruzioni degli operatori antincendio intervenuti, che qualcuno abbia dato fuoco a cumuli di materassi e a vecchi mobili abbandonati all’interno del bosco.
Si poteva prevenire questo disastro? Era possibile svolgere un maggiore controllo del territorio boschivo, in considerazione del fatto che, come anticipato, gli incendi (dolosi) sono annualmente una certezza? Ed in che modo? Quale politica adottare per salvaguardare il nostro patrimonio naturale e per proteggere le abitazioni e le vite umane?
Maggiore pulizia delle aree boschive con rimozione delle discariche? Una presenza più capillare sul territorio di squadre di volontari che svolgano azioni di controllo e di vedetta? Affidamento di porzioni del bosco ad associazioni di operatori forestali con incentivi economici crescenti al ridursi delle aree bruciate?
Le indagini condotte dalle forze dell’ordine sugli incendi degli anni precedenti non hanno ancora permesso di conoscerne i responsabili. La lotta agli incendi passa necessariamente da attività di prevenzione.
Il comandante del corpo forestale, Filippo Principato, spiega che la guerra contro gli incendi è resa difficile dall’esigue risorse: “Mancano 800 agenti alla nostra dotazione di personale, mentre gli automezzi sono vecchi di quindici anni almeno”.
È la politica, sia a livello regionale che comunale, ad avere la responsabilità di affrontare la grave questione e di fornire delle risposte.