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Bagheria, il boss Scaduto al figlio: “Uccidi tua sorella, ha una relazione con un carabiniere”

Arrestato il capomafia di Bagheria Pino Scaduto. Aveva commissionato il delitto al figlio, che si è rifiutato. Blitz all'alba, 16 arresti

Bagheria, 30 ottobre 2017 – Sembra quasi la trama di una delle tante fiction di mafia che mandano in onda ogni anno in TV. Lei la figlia del boss di Bagheria si innamora del maresciallo dei Carabinieri. Un affronto per il padre capomafia, Pino Scaduto, componente della Cupola per volere di Totò Riina e Bernardo Provenzano.  Un affronto per il codice mafioso, che doveva essere punito col massimo della pena, l’uccisione della figlia. Così aveva deciso Scaduto in carcere. “Tua sorella si è fatta sbirra”, diceva al figlio. “Questo regalo quando è il momento glielo farò – scriveva a una parente – tempo a tempo che tutto arriva”.

Pino Scaduto aveva deciso. Anche perché sospettava di essere stato arrestato dai carabinieri proprio per colpa della figlia, nel momento in cui stava gestendo un affare importantissimo per le sorti di Cosa nostra, la ricostituzione della commissione provinciale, la Cupola.

Puntava su un sicario fidato, suo figlio. Ma anche il figlio l’ha lasciato solo. Diceva a un amico, con cui si era confidato: “Io non lo faccio, il padre sei tu e lo fai tu… io non faccio niente… mi devo consumare io? Consumati tu, io ho trent’anni, non mi consumo”.

GLI ARRESTATI

Questa mattina all’alba i progetti sono stati soffocati da un blitz dei carabinieri, che ha portato all’esecuzione di sedici arresti a Bagheria, dove l’ultimo orrore viene così sventato per il rifiuto di Paolo Scaduto, deciso a non usare le armi contro la sorella Maria Caterina considerata «una figlia storta» da quel padre-padrino che avrebbe dovuto ricompattare le scompaginate schiere di Cosa nostra.
Il provvedimento di custodia cautelare riguarda Pietro Liga, Antonino Virruso, Francesco Speciale, Giacinto Di Salvo, Salvatore Zizzo, Vito Guagliardo, Damiano D’Ugo, Vincenzo Urso, Andrea Lombardo, Michele Modica, Giovan Battista Rizzo, Giovanni Trapani, Francesco Lombardo, Andrea Carbone e Nicola Marsala. Nomi vecchi e nuovi del potere mafioso nella provincia di Palermo. Nessun imprenditore ha denunciato i ricatti del pizzo.

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