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Unipa, pronto il ricorso di UDU contro il numero programmato

Ad oggi l’Università degli Studi di Palermo presenta ancora 39 corsi a numero programmato locale

Palermo, 19 settembre 2017 – Stamattina si è svolta la conferenza stampa di UDU Palermo – Unione degli universitari sull’onda della decisione del Tar del Lazio che ha abolito il numero programmato all’Università Statale di Milano. Anche gli studenti universitari di Palermo si attivano per ottenere lo stesso risultato dei colleghi milanesi presentando un ricorso interno all’Università, ossia di un’istanza in autotutela presentata al rettorato e al Ministero dell’istruzione.

Ad oggi l’Università degli Studi di Palermo presenta ancora 39 corsi a numero programmato locale (per chiarezza, tutti tranne Medicina, professioni sanitarie, formazione primaria e architettura). Tra questi ancora qualcuno presenta un numero di richieste inferiore rispetto al numero di posti messi a bando, mentre altri – spesso perchè visti come possibili alternative al corso di studi preferito – presentano un numero di richieste enormemente elevato rispetto al numero di posti.

Fabrizio Lo Verso

«A Palermo, riconosciamo all’Amministrazione d’Ateneo la volontà di percorrere la strada che porta sempre più verso l’apertura dei corsi di studi, dimostrata con l’aumento dei corsi ad accesso libero e, di conseguenza, degli immatricolati – dichiara Fabrizio Lo Verso, coordinatore UDU Palermo – Tuttavia, nella maggior parte dei casi ci si è limitati ad eliminare la programmazione di quei corsi di studio per i quali il numero dei candidati era inferiore al numero dei posti disponibili, evitando di fatto solamente la formalità del test d’ingresso: una scelta razionale ma oggi non più sufficiente».

Sulla scia di quanto avvenuto a Milano l’UDU Palermo ha deciso di far parte di un #Effettodomino che vuole portare all’abbattimento delle barriere poste per l’ingresso all’Università, e di promuovere un’azione politica e legale forte e decisa nei confronti di un sistema di accesso all’istruzione superiore che non può più permettersi di essere esclusivo, anche e soprattutto se li leggono i dati sempre più sconfortanti dei laureati italiani e, in particolare, siciliani.

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