Monreale, 13 marzo 2017 – Queste le sensazioni e le emozioni vissute dagli alunni delle classi terze della scuola media “Veneziano” che venerdì scorso, al cinema Gaudium, hanno partecipato alla visione del film “In guerra per amore”, ultima commedia del regista palermitano Pif, Pierfrancesco Diliberto, e ad un incontro con lo stesso e con gli attori del film, Sergio Vespertino, Maurizio Bologna e il piccolo Samuele Segreto, alunno della scuola, che interpreta uno dei personaggi principali.
Il film, racconto di uno degli eventi simbolo della II guerra mondiale, lo sbarco delle forze alleate in Sicilia, e del ruolo della mafia nel dopoguerra, è la narrazione di una pagina poco nota della storia del nostro paese in chiave lieve e, quasi, a misura di adolescente.
La formula, che ricalca quella con cui è congegnato “La mafia uccide solo d’estate”, il precedente lavoro di Pif, vede le vicende personali di un “piccolo” uomo attraversare gli eventi della “grande” storia e tracciarne così un disegno di realistica immediatezza e di semplice decodifica da parte dello spettatore. Del resto è solo trattando in maniera leggera argomenti pregnanti che si possono toccare le corde degli adolescenti. Questa è sicuramente la peculiarità dello stile narrativo di Pif, vicino alla sensibilità di un pubblico giovane che diventa capace di cogliere non solo l’ironia insita nelle battute dialogiche del nostro idioma siciliano ma anche l’amara riflessione su un momento della storia della Sicilia che ne ha segnato il futuro.
E in questo modo, attraverso una attività diversa, ma a questo punto complementare, rispetto a quella d’aula, la scuola si è proposta di promuovere la capacità di cogliere le varie sfaccettature del racconto storico e di maturare la consapevolezza che il comportamento del singolo concorre alla costruzione della storia di tutti.
E’ proprio questo il messaggio che, al termine della proiezione, Pierfrancesco Diliberto ha voluto rivolgere ai ragazzi, quello di non rinunciare a dare il proprio contributo per migliorare il nostro mondo liberandoci di quell’atteggiamento fatalista, di quella rassegnazione “gattopardesca” che caratterizza il nostro essere siciliani.