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Da Monreale a Dublino, la storia di Piero Ferreri

Monreale, 14 maggio – Gli articoli di un giornale attraverso la voce di chi li scrive giungono ai lettori, più meno interessanti, più o meno veritieri, contorti, retorici, barocchi, dirompenti. Oggi faremo i conti con un’intervista, vera, diretta, obiettiva. Prima di pubblicarla per l’assoluto desiderio di mettere per iscritto un articolo aderente al pensiero dell’intervistato l’abbiamo sottoposta al suo consenso.

Incontro Piero Ferreri, prendiamo un caffè nella meravigliosa piazza di Monreale, avvolta dai profumi di primavera. Mentre sorseggiamo la nera bevanda Piero attira l’attenzione di due ragazzi e comincia ad interloquire con loro in un inglese sicuro, spigliato. Si dimentica di me, affascina i due ragazzi invitandoli a visitare la Ciambra e il Pozzillo. I suoi occhi sorridono, esprimono gioia. Piero ha trentatrè anni, ha un diploma di geometra, una laurea in Scienze Motorie. Se volete sapere se è un bamboccione viziato e scansafatiche, schizzinoso e pretenzioso vi dico: No! Assolutamente no. Piero racconta, logorroico, non ha fretta…

Durante gli anni universitari Piero lavora come bagnino, come cameriere, ha un grande desiderio d’indipendenza.
Dopo aver conseguito la laurea lavora presso una palestra come istruttore, per tre mesi. Sottoscrive un co.co.co che prevede 4 ore settimanali per un guadagno di circa 400 euro mensili. Piero è insoddisfatto. Mi dice: Non sono soltanto i soldi che muovono le scelte! A lui piace e lo sottolinea più volte cercare un lavoro da amare.
Sente di essere fortunato, infatti, nel 2009 riesce a trovare lavoro come istruttore di canoa. Il suo guadagno non muta e nemmeno il suo contratto ma Piero è soddisfatto di lavorare con bambini che vanno dagli 8 ai 13 anni. E’ felice di stare tra le onde, tra il sapido sapore degli spruzzi d’acqua blu. Diventa un punto di riferimento per i ragazzi, si occupa di riparare le canoe quando necessitano di manutenzione per non far perdere lezioni ai bambini che sperano di vincere le gare. Piero li incita a non mollare mai, li vuole vincitori.

Ma l’idillio si interrompe, il presidente della società comprende l’animo disponibile di Piero e comincia ad approfittarne. Si pretende che non sia mai stanco, si pretende che sia presente agli allenamenti senza beneficiare di un sacrosanto giorno di riposo, si pretende che svolga mansioni non sue.
Piero racconta e il suo tono non è più il frizzante movimento della bocca a cui fin qui mi aveva abituato. La sua voce è più lenta, più roca, più triste. Nel 2013 lascia in tronco la società sportiva, si scusa con i ragazzi ma si sente costretto a fare questa scelta dolorosa. Dolorosa soprattutto perché deve abbandonare un lavoro che ama e i bambini con i quali ha instaurato un rapporto che dal 2009 è vivo ancora oggi.

Questa scelta diventa un input che da realtà ad un pensiero che da anni Piero maturava, quello di partire, andare via da un luogo incapace di realizzare i suoi sogni e che non è garante di una crescita culturale, economica, personale.
Londra? Troppo cara. Dirotta per Dublino.

Il fiume in piena di Piero si interrompe, quella pausa è una metafora, è il vuoto che ha provato quando ha preso coscienza che le sue non erano parole, il biglietto per Dublino, le valigie, erano i segni tangibili della svolta data alla sua vita. Un paese sconosciuto lo attendeva, sperava di non fallire.
Dublino non è Palermo, non è Monreale! 1) Corso di lingua inglese. 2) Preparazione e distribuzione del curriculum. 3) Uso di internet e di agenzie trova-lavoro. Un mese… Lavoro trovato!!!! Lavapiatti: contratto, 8,80 euro l’ora per 8 ore giornaliere. Pausa di 15 min. e interruzione di 30 min. per il pranzo. Lavora all’Hotel Hilton, presso altri hotel come portiere notturno, come receptionist presso una Spa. Il lavoro si trova, si può cambiare, si può scegliere, si fa esperienza umana e professionale. Piero in questi tre anni ha avuto la capacità di adattamento di un camaleonte ma il suo iter professionale, la sua laurea, non è disposto a gettarli in una pattumiera. Da Dublino ha frequentato un master on line di perfezionamento per la gestione delle imprese sportive, valevole per l’Italia.
Piero non lo dice chiaramente ma i suoi occhi scuri sono pieni di speranza. Piero ci crede ancora e vuole dare una possibilità alla sua terra. Piero crede che il suo contributo è un aiuto per la crescita del Paese. Ogni ragazzo che emigra dona se stesso ad un altro Stato e diventa preziosa risorsa per una terra che lo apprezza, che lo forma, che lo adotta.

L’Italia, così come l’Irlanda di un decennio fa, vive anni difficili che non aprono a rosei scenari. Dublino, racconta Piero, ha trovato la strada per uscire dalla crisi diminuendo gli stipendi dei politici, diminuendo la tassazione, incrementando il microcredito per le imprese. Le multinazionali non investono in Italia, per la tassazione eccessiva preferiscono Irlanda, Polonia, Romania.
L’augurio che faccio a Piero è quello di trovare la sua realizzazione personale e lavorativa qui nel nostro Paese per non dovere, come ha fatto in questi tre anni, precludersi gli odori, i sapori e la bellezza della nostra splendida Monreale. Dimenticavo…se lasci un posto di lavoro in Italia sai bene che è quasi impossibile trovarne un altro…Piero, invece, a Dublino sa bene che è disoccupato soltanto chi non vuole lavorare. Grazie Piero di provarci ancora!

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