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Da attività solitaria a fenomeno di socializzazione, il ruolo del gaming online 

Se prima si giocava soprattutto da soli, adesso il gaming è diventato un fenomeno di socializzazione e di aggregazione. Merito soprattutto dell’online e del rinnovamento che ha portato nel settore

C’era una volta in cui giocare, soprattutto se ci si riferisce ai videogiochi, era un’attività da fare in solitaria, in singolo. Bastava un pc, un videogame ed ecco che il gioco era fatto. Al massimo con le console potevi invitare un amico, ma al massimo, insomma, si era in due. Poi è arrivato internet ed è cambiato tutto, anche il gaming. 

Oggi, infatti, tutti coloro che giocano lo fanno online, anzi a voler essere preferiti più di 1 italiano su 2 gioca online con altre persone ogni settimana. Dati che non cambiano per il gambling online, settore in cui la Sicilia è la terza regione italiana per giro d’affari, con una raccolta di oltre 7 miliardi e 630 milioni di euro. Ci si connette per aumentare l’adrenalina e per sfide più impegnative, ci si connette per giocare con gli amici sparsi per la città o addirittura per l’Italia, ci si connette e si gioca, insomma, soprattutto per socializzare. Un aspetto, questo, che è legato soprattutto ad una motivazione intrinseca nell’attività del gioco: la ricerca del benessere. 

Lo ha messo in risalto un recente sondaggio condotto dalle NTA, le associazioni di categoria che servono l’industria del gaming di tutto il mondo. 12 paesi coinvolti, sparsi un po’ ovunque nel mondo: dall’Australia alla Polonia, dal Brasile alla Spagna, dalla Corea all’Italia, dal Giappone alla Francia. Quello che emerge è che il 71% dei giocatori spiega che il gaming fa diminuire lo stress, il 61% invece afferma di aver visto diminuire l’ansia e il 58% lo usa come rimedio contro la solitudine. Pensiamo infatti per un momento al periodo del lockdown e della pandemia: quanto ha aiutato il gioco online? Quanto è stato bello, utile, divertente potersi connettere e giocare con le persone che non si potevano vedere?

Ecco allora che non dovrebbe sorprendere l’analisi fatta di recente dall’Università di Oxford, secondo cui “impegnarsi con le arti e la cultura online può migliorare la salute mentale dei giovani”. Giocare, insomma, rende più sani e più felici. E soprattutto meno soli. 

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