Ormai Peppe, il bambino di Pioppo, finito ricoverato per assunzione di metadone, è fuori pericolo. “È stato risolto il problema cardiaco, ha ancora un problema al polmone, ma è vigile, sveglio. Si trova ancora in terapia intensiva, su richiesta della magistratura che sta svolgendo l’indagine, domani dovrebbero trasferirlo in reparto”.
È la mamma a raccontare ai nostri microfoni quella tragica sera di martedì. A ricostruire pezzo per pezzo i fatti, così come avvennero. La prima parte, quella all’origine della vicenda, è stata desunta sulla base dei ricordi del figlio.
Quella sera il piccolo di 9 anni avrebbe dovuto cenare dalla zia, la sorella della mamma, che abita in una zona di campagna, a valle della frazione di Pioppo. Ma cambia idea, decide di non rimanere più per cena, e si incammina verso il bar della strada provinciale, dove lo aspetta il papà con la macchina per dargli un passaggio. Ed è proprio durante il tragitto che incontra alcuni ragazzi. “Sono maggiorenni – chiarisce la mamma -. Li conosce, sono del paese. Qui ci conosciamo tutti”.
Gli chiede se possono dargli qualcosa da bere. In una bottiglietta al posto di quello che gli era apparso del tè c’è del metadone. Gli viene dato dai ragazzi. Ed è questo un fatto del quale i genitori non riescono a darsi ancora una spiegazione. “Non potevano volere il male del bambino. Forse erano strafatti e non si saranno resi conto di cosa stavano facendo?” Una domanda alla quale gli inquirenti proveranno a dare una risposta.
Intanto Beppe si reca al bar. Qui comincia a stare male. Il papà gli fa prendere dell’acqua e zucchero, prova a fargli mangiare qualcosa. “Da piccolo soffriva di forti mal di pancia che gli procuravano uno svenimento. Si pensava ad un altro episodio”. Sono passate da poco le 20,00. Viene portato a casa. Qui accusa un forte mal di testa, finché si mette a letto. “Aveva un atteggiamento strano. Ci siamo recati anche noi a letto, ma ad un certo punto, dalla nostra camera, abbiamo sentito dei rumori. Mi sono insospettita e sono andata nella sua stanza. Aveva il viso nero. Era entrato in coma”.
A quel punto la donna grida per il terrore. Sopraggiunge il marito. Prova a rianimarlo. Ma è tutto inutile. Anche alcuni vicini sopraggiungono attirati dalle grida. Telefonano al 118, ma l’ambulanza tarda ad arrivare. Quella che fa base a Pioppo è impegnata in un altro soccorso. Chiamano i carabinieri della stazione locale. A questo punto il papà prende l’automobile e corre verso l’ospedale Ingrassia. Per strada incrociano l’ambulanza, trasferiscono il bambino nel mezzo e a sirene spiegate giungono al Pronto Soccorso del nosocomio palermitano.
A questo punto i sanitari ipotizzano che il bambino sia in overdose. Iniettano in vena una fiala e riescono in breve a rianimarlo. “Subito si è messo a vomitare”, racconta la mamma. Intanto dall’ospedale giunge la segnalazione ai carabinieri. Il magistrato di turno avvia l’indagine. Anche i genitori verranno interrogati.
Adesso il bambino è fuori pericolo. La quantità di metadone che ha ingerito è stata notevole. Gli ha causato dei problemi cardiaci e polmonari. I primi sono stati risolti. Si sperava che oggi avrebbe lasciato la terapia intensiva per essere trasferito in reparto. “È stato mantenuto in terapia intensiva su richiesta dai magistrati – spiega la mamma -. Domani dovrebbe essere trasferito in reparto, così potremo stare con lui”.