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Rocco Campanella, il suo impegno contro tutte le guerre

Dalla manifestazione contro i missili a Comiso al suo attivismo per la non violenza e per l’obiezione di coscienza

Mi è capitato di leggere su “Balarm” un articolo riguardante “La Pagoda della pace”, una costruzione edificata a Comiso, in provincia di Ragusa, davanti l’ex aeroporto, luogo che fu teatro di grandi manifestazioni pacifiste negli anni ’80.

In quel periodo il Governo presieduto dall’On. Spadolini aveva concesso l’autorizzazione alla NATO per installare 112 missili nucleari a Comiso dove in quel periodo sorgeva la più importante base militare del sud Europa. In seguito a ciò si formò un lungo esercito di manifestanti con a capo Pio La Torre, più di centomila persone arrivate da tutte le parti del mondo, tra le quali si aggregò anche un monaco buddista, Gyosho Morishita, per protestare contro questa decisione e chiedere lo smantellamento dei missili. 

Questa protesta durò per molto tempo. Era il periodo della guerra fredda e incombeva anche il pericolo di una guerra nucleare come si ventila in questo periodo.

Il monaco si fermò a Comiso dal 1982 fino al 1991 quando con lo sblocco sovietico e la fine della guerra fredda la base  cominciò ad essere smantellata.     

Successivamente il monaco decise di rimanere in Sicilia ed edificare, proprio davanti all’aeroporto, l’ottantesima “Pagoda della pace”.  

“Namu myo ho ren ge kyo” è la preghiera buddista (che significa pace, grazie, lode, benvenuto) che si recita entrando in questa pagoda dove è annesso anche un tempio buddista. 

Questo è quello che ho saputo dalla lettura dell’articolo che mi ha fatto venire alla mente un ricordo legato ad una persona di grande valore, il Professore Rocco Campanella, che voglio condividere con tutti voi perché anche Lui partecipò a questa manifestazione. 

Tutti avevano lo stesso obiettivo: impedire la collocazione di missili nucleari. Il Professore, in mezzo alla mischia, fece una brutta caduta facendosi molto male e da allora non si riprese più.

In quegli anni lavoravo a casa, per guadagnare qualche soldino e arrotondare le entrate, con la mia macchina da scrivere, una lettera 44 regalatami da mio padre. Mi capitava di trascrivere di tutto: tesi, istanze e anche pagine di libri fra cui alcuni testi del Prof. Rocco Campanella, grande personaggio monrealese che non ho mai dimenticato e di cui vi voglio parlare.

Le nuove generazioni forse non lo conoscono, ma ai miei tempi era una persona molto nota a Monreale e ancora il suo ricordo è vivo nel cuore di tutti quelli che lo hanno conosciuto e  apprezzato.

Professore di latino e greco, insegnava al liceo classico di Monreale e fu uno dei principali obiettori di coscienza dell’epoca contemporanea in Sicilia. Sono fortemente convinta che la causa che lo portò ad essere obiettore è stata la sua esperienza durante la guerra dalla quale tornò nel 1945. Chissà come avrà sofferto a trovarsi a dovere lottare contro il nemico che lui nella sua indole umana considerava un fratello.  

Da allora si impegnò su temi come la non violenza e l’obiezione di coscienza. Figurarsi con quale convinzione, appena sentì dell’istallazione dei missili a Comiso, partecipò alla manifestazione di pace.   

I suoi ultimi anni di vita li trascorse con molte sofferenze causate dalla rovinosa caduta di cui ho accennato sopra, che a lungo andare lo portarono, prematuramente, alla fine dei suoi giorni, il 27 gennaio 1999. 

Per lui in quegli anni ’80 scrissi pagine e pagine dove riversava le sue riflessioni, e anche tante lettere delle quali ne fece un libro che inviò ad autorità civili, politiche e religiose ed anche a mio marito, allora insegnante nelle scuole medie, ponendo il problema della guerra, dell’obiezione fiscale e invitando tutti a rifiutarsi di pagare le tasse destinate alla costruzione delle armi. (Guerra e aborto. Dialogo di un obiettore fiscale con vescovi, preti, laici ed. Omnia)

Oggi mi rendo conto di quanto fosse stato importante tutto ciò che trascrivevo. Ogni volta il prof. correggeva le pagine aggiungendo sempre nuovi  pensieri ed io le ricopiavo.  

Per la verità non mi fermavo a cercare di capire quello che scrivevo, a me interessava guadagnare qualcosa e non mi ponevo il problema della guerra perché non l’avevo conosciuta come lui. 

E ancora la sua sensibilità e il suo anelito di pace e di amore verso il prossimo prevalse mentre era sofferente, tanto che impegnò la sua buonuscita per fare costruire una scuola elementare in Tanzania, un Campus Bahaia (scuola per pigmei) nello Zaire, contribuendo anche alle spese per l’ampliamento della Chiesa nel Munghese (lui era un fervente cattolico) finendo con l’ interessarsi anche dei malati di lebbra.

Fino a quando i capi delle grandi potenze lottano per la supremazia del potere non ci sarà mai pace a discapito della popolazione che deve subire grandi effetti negativi della guerra che causa la morte di persone innocenti e dove il fratello uccide il proprio fratello. 

“Per chi suona la campana?”. Per ogni creatura innocente che muore, muore anche una parte di noi perché tutti facciamo parte dell’umanità.

Se tutti si comportassero come il professore Campanella Il mondo sarebbe un’oasi di pace e invece la guerra continua, oggi a quanto pare come o più di prima, per come si sta vivendo in Ucraina e in tanti altri paesi di cui la cronaca parla poco.

Per concludere voglio riportare una poesia di Ilario Bellomi che lui inviò al Presidente della Repubblica, a Ministri, Vescovi,  Giornali e a Movimenti non violenti:

Non andare,

figlio,

coi signori della guerra.

Il fucile che ti hanno dato

Buttalo lontano

Nel campo che abbiamo arato:

forse ci nascerà un albero d’ulivo.

La divisa che ti hanno dato

Mettila addosso allo spaventapasseri

Che vegli sul campo di grano:

Lui vale molto di più di un generale

Perché custodisce la vita che nasce

Il tuo generale invece 

Comanda su un campo di morte

Dove non nasce mai

Nemmeno un fiore.

Non andare,

figlio,

coi signori della guerra

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