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La prima profuga da Kiev giunge a Monreale, un viaggio durato 5 giorni, Tatiana: “Il mio bambino ha bisogno di cure”

Tatiana ha raggiunto la madre Oksana che vive a Monreale, il marito è rimasto a Kiev, con i fratelli, a difendere la città dall'occupazione russa

MONREALE – Dall’arrivo della telefonata ha avuto solo 15 minuti per prendere il bambino, abbracciare il marito e abbandonare Kiev. Comincia così, venerdì scorso, il lungo viaggio che porterà Tatiana Yevtuchova, giovane donna Ucraina, tra le braccia della madre.

Tatiana ha raggiunto la città di Monreale solamente la notte di lunedì 28 febbraio. 4 giorni dopo essere riuscita a sfuggire, appena in tempo, all’accerchiamento della città di Kiev ad opera delle truppe russe, aiutata dallo zio residente in Lituania.

Con una automobile l’ha aspettata lungo la linea di confine tra la Polonia e l’Ucraina. Dopo un viaggio durato diversi giorni è riuscito a portarla all’aeroporto di Varsavia. Qui Tatiana ha preso il volo per Catania, dove è atterrata lunedì sera, e dove ad aspettarla c’era la mamma, Oksana Buriachkovska, che dal 2017 vive a Monreale.

Ed è nella casa della mamma, che in questi anni si è creata una nuova famiglia assieme ad un cittadino monrealese, che inizia il suo drammatico racconto.

È fuggita da Kiev per portare in salvo suo figlio, un bambino di 5 anni, affetto da epilessia, una malattia per la quale non riusciva più a trovare le cure nelle farmacie della sua città, Kiev, ormai sguarnita di medicinali.

Il pensiero di Tatiana va al marito, rimasto in città con la madre, una sorella e il fratello. Come tanti ucraini ha deciso di non andare via per difendere il proprio paese dagli invasori. Lui, che di professione faceva il muratore, è impegnato adesso come volontario per scaricare dai treni il materiale militare e per smistare i viveri, i medicinali e tutto quanto arriva in soccorso alla popolazione stremata dai bombardamenti e dall’assedio dei russi.

“Riesco a sentirlo regolarmente – spiega Tatiana. Lei non parla italiano, è la mamma a tradurre il suo racconto -. Al momento i collegamenti telefonici sono garantiti. La notte si rinchiude in casa per il coprifuoco”.

Anche le metropolitane sono utilizzate come rifugi. “Ho visto donne partorire al loro interno”, racconta Tatiana nella sua lingua, il russo. Perché nelle sue vene scorre proprio sangue della nazione che adesso è sua nemica. I suoi nonni materni si trasferirono dalla Russia in una città dell’Ucraina durante gli anni ’60. Oksana ci racconta come tutti i parenti più stretti seguirono l’esempio della madre, abbandonando la ex madre patria, dove vivevano in condizioni piuttosto umili, per l’Ucraina, più ricca, che riusciva a garantire una vita più agiata. Si trasferirono in una città che ospita una grande centrale nucleare, e che i parenti di Oksana in questo giorni non hanno abbandonato. “Li ho sentiti questa mattina. La città è presa di mira dai russi, ma fino ad oggi i nostri soldati sono riusciti a difenderla”.

Per Tatiana è impellente ricevere le terapie per il bambino epilettico. “Domani ci recheremo in Questura per cercare di regolarizzare la loro posizione, così da ricevere l’assistenza sanitaria – spiega Oksana -. Senza la prescrizione medica non possiamo curare il bambino. È questa al momento la nostra priorità”.

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