MONREALE – Lenci, è il soprannome con cui ieri mattina, Maddalena De Santis, si è presenta a noi ragazzi del liceo scientifico Emanuele-Basile, per raccontare la sua storia di esule di Fiume, una storia venuta alla luce soltanto recentemente, grazie al racconto della figlia e della nipote. La vicenda personale di questa donna arricchisce una pagina di storia moderna ancora oscura e, insieme all’impegno dei parenti delle migliaia di italiani coinvolti, le sta dando nuova luce.
Il periodo interessato è quello del massacro italiani residenti in Dalmazia, avvenuto all’interno delle foibe a partire dal 1943. Le foibe, vere e proprie scatole della morte, erano delle profonde insenature naturali all’interno delle quali venivano gettati i prigionieri, lasciati morire nel loro fondo, con la sola colpa di essere stranieri in una terra per anni contesa che non gli apparteneva più.
“L’esule fiumana”, libro di Marilù Furnari e Martina Spalluto, racconta dell’esodo di Lenci, che, sfuggita al massacro di Fiume, trova riparo insieme a parte della sua famiglia, nel sud Italia, per poi stabilirsi definitivamente in Sicilia.
Giovanissima, completa la propria istruzione al collegio di Maria di Monreale, dove ha inizio la sua nuova vita. Qui passerà alcuni anni della sua vita e troverà conforto al suo dolore nel tenero marito Pippo Furnari.
Monreale ricopre un ruolo importantissimo nella vita della donna, sfondo della sua gioventù, vissuta lontana da casa, nella quale ha cercato di ricostruire lentamente i pezzi della sua storia presente e passata.
Nell’incontro di ieri, noi studenti abbiamo avuto modo di toccare con mano le corde dolorose della vita di Lenci, grazie ai suoi preziosissimi racconti e a quelli della figlia e della nipote. Queste ultime, infatti, dopo aver ascoltato per anni la storia della loro mamma e nonna, hanno sentito l’esigenza di mettere per iscritto il suo tragico e turbolento racconto.
L’anziana donna ci parla, seppur con molta difficoltà, della propria storia con un trasporto tale da riuscire ad emozionarci. Con il cuore in mano, racconta di come l’amore sia stato fondamentale durante la sua vita, dall’amore familiare, di cui è stata privata perché costretta ad abbandonare parte dei suoi cari per sfuggire alla morte, come nel caso della sua amata nonna, a quello per il marito, che le ha donato fin dal loro primo incontro un affetto sincero e puro.
Talmente dolorosi sono i suoi ricordi, che per lungo tempo riferisce di aver cercato di dimenticare il passato e di essere stata inizialmente restia all’idea di metterlo per iscritto. Ma oggi, le tre donne raccontano di come la scrittura del libro sia stata per loro un punto di incontro, e come grazie ad essa, siano riaffiorate le memorie di una vita passata, oscurate per molti anni.
Importante insegnamento che siamo riusciti a trarre dalle parole di Lenci, è il suo atteggiamento acquistato negli ultimi confronti del suo vissuto, affrontato durante tutta la giornata di ieri con serenità e con un sorridente sguardo al futuro.
Durante l’incontro, siamo stati particolarmente coinvolti, e abbiamo avuto modo di approfondire la storia di Lenci attraverso le nostre domande e riflessioni personali, sempre accolte con gentilezza e affetto.
Siamo veramente lieti di aver avuto la possibilità di conoscere questa donna dalla grandissima forza d’animo che nonostante le ombre incombenti del suo passato burrascoso è riuscita a portare avanti la sua vita con grande valore e decisione, costruendo una famiglia ricca d’amore. Ammirevole è il suo coraggio, che le ha permesso da giovanissima di trovare la forza di lasciare tutto ciò a cui era legata, gli affetti materiali, la sua città, la sua famiglia, per scampare ad una morte certa. Ed è qui che la maggior parte di noi si è interrogata, saremmo in grado di abbandonare tutte le nostre certezze, materiali ed affettive per andare incontro ad un futuro ancora incerto?
* Alessia Lupo, Emanuela Messina, Giorgia Catalano – I A scientifico