8 Marzo 2021, corrono le ore 10 e al parcheggio comunale di Monreale viene prelevato un cane da un accalappiacani; a darne autorizzazione è il Comandante della Polizia municipale Luigi Marulli: “(…) il cane andrà in adozione”, rassicura durante un’intervista telefonica: “(…) mi adopero perché riceva le cure e le attenzioni al meglio delle mie possibilità”.
Se da un lato ci conforta l’adozione di un cane vagante, dall’altro lato però ci si interroga sull’incapacità di risoluzione del “problema randagismo” a Monreale, malgrado il susseguirsi di varie amministrazioni comunali nel tempo. Sono molteplici e in aumento i branchi di cani che si aggirano in tutto il territorio monrealese e che raggiungono il centro abitato in cerca di cibo, ponendo a rischio la propria vita (incidenti, avvelenamenti) e in pericolo quella della gente.
La presa di posizione dei cittadini
Da tanto tempo ormai i cittadini leggono dichiarazioni e alternativamente promesse relative ad una realizzazione di un canile comunale a Monreale in ottemperanza alla legge. Purtroppo, però, solo tante buone intenzioni che, ahimè, non hanno mai trovato riscontro nella realtà.
Si moltiplica il numero dei cittadini che pretende serietà, chiarezza e trasparenza sulla gestione dei randagi nella cittadina normanna. Cittadini che sono stanchi di aspettare e ci dicono a microfoni spenti: “da più di dieci anni a questa parte, ci troviamo sempre al punto di partenza, niente canili comunali, niente sterilizzazioni, niente mappatura dei randagi; ad attivarsi sono sempre i volontari e le associazioni animaliste”, “il tema randagismo ormai sembra soltanto essere un argomento di cui parlare in campagna elettorale, ci sentiamo presi in giro dalle istituzioni, vogliamo una risposta”.
Una presa di posizione quella dei cittadini che esigono una tutela forte in rispetto della legge sia per tutti i randagi del territorio in quanto spesso vittime di avvelenamenti, incidenti e maltrattamenti sia per garantire l’incolumità fisica e psichica della gente.
Un rifugio temporaneo?
Se di un canile comunale non c’è ancora ombra, correva l’anno 2019, precisamente l’11 Dicembre, quando si discuteva di un rifugio temporaneo in favore dei randagi presenti sul territorio e tra le strutture ipotizzate in esame, dichiarava il consigliere Costantini, c’era Villa Adragna, sequestrata alla mafia anni fa (LEGGI L’ARTICOLO).
Infatti, a seguito dell’approvazione da parte del consiglio comunale dell’ordine del giorno sul contrasto al randagismo (LEGGI QUI) erano stati individuati dalla Commissione Bilancio 25 mila euro di cui 12 mila sarebbero dovuti servire per “comprare dei materiali edili utili all’adeguamento della struttura” che avrebbe dovuto ospitare i randagi.
Segue il silenzio sulla struttura di Via Adragna. Segue un nuovo sopralluogo all’interno di un altro immobile, per la realizzazione di un canile in contrada Cerasa il 27.11.2020. Sarà la volta buona?
Intanto, i randagi sul territorio si moltiplicano: diversi gli episodi di avvelenamento, diverse le segnalazioni di cittadini vittime di aggressioni.

“Se c’è una struttura, ad esempio quella sita in Via Adragna” – lancia un appello alle istituzioni preposte, la nota attivista e animalista Silvana Lo Iacono -, perché non utilizzarla per scongiurare il pericolo delle aggressioni e per tutelare gli animali stessi dal rischio avvelenamenti e incidenti? Erano anche stati trovati dei fondi per l’adeguamento della struttura e diverse associazioni ne avevano chiesto affidamento. Perché non portare lì i cani randagi?”
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