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Il Coronavirus crea una classe di poveri, sono gli assunti dopo il 23 febbraio

Sono migliaia in Italia le persone finite in una sorte di limbo dal quale solo il Governo può adesso farli uscire

Voci disperate di chi da un giorno all’altro ha perso non solo la principale fonte di reddito, che sosteneva la propria famiglia ma anche la dignità. Sono decine i messaggi inviati alla redazione di Filodiretto, non solo da Monreale e dell’hinterland, ma anche dal Nord. Tra questi molti siciliani trapiantati, che da quando è stata dichiarata la “zona protetta” da parte del Governo Conte sono praticamente caduti nella disperazione.

Sono migliaia in Italia le persone finite in una sorte di limbo. Si tratta di coloro che sono stati esclusi dagli aiuti dello Stato perchè assunti dopo il 23 febbraio. L’assunzione tanto agognata per loro si è trasformata in una vera tragedia. Per queste persone, infatti, non arriverà nessun assegno di solidarietà come avverrà, invece per le partite Iva o per chi, addirittura, lavorava in nero. Un paradosso tutto italiano.

Emblematico è il caso di Anatolie che ci scrive da Vigasio (Ve), anche lui caduto nella “rete” del decreto Cura Italia. “Purtroppo – ci scrive – si tratta di un aspetto che rischia di creare una zona grigia molto simile a quella dei tristemente famosi “esodati” ai tempi della legge Fornero, escludendo quindi una parte dei lavoratori da qualsiasi tipo di assistenza, in un momento molto delicato per tutti”.

Il 32enne è passato da una azienda a un’altra lo scorso 1 marzo. Poi a causa dell’emergenza sanitaria l’azienda ha deciso di lasciare a casa i dipendenti ricorrendo alla cassa integrazione. “Il problema è che il decreto Cura Italia stabilisce che i beneficiari della cassa integrazione sono tutti quei dipendenti assunti alla data del 23 febbraio, e quindi il giorno prima della mia assunzione”. Cosa resta da fare? Licenziarsi e perdere il contratto di lavoro?

Ma ecco che spunta un’altro scoglio. “Il blocco dei licenziamenti blocca anche questo tipo di soluzione per almeno 60 giorni”.

Sono migliaia i lavoratori che adesso si sentono traditi dalla parole del Premier Conte che in diretta mondiale ha annunciato che “nessuno sarà lasciato indietro”.

Come detto, sono decine i messaggi ricevuti sulla nostra posta. “Ho una piccola società uni personale – ci dice Marco -. Il 1 marzo ho assunto un operaio. Purtroppo non possiamo usare la cassa integrazione perché è stato assunto dopo il 23 febbraio. Lui ha famiglia e ovviamente gli ho pagato ugualmente lo stipendio e contributi”.

Assurda anche la situazione di Manuel che ha due bambine da mantenere, due bocche da sfamare. L’uomo è stato assunto, ironia della sorte, il 24 febbraio. Protesta, invece, Giovanna. “Non è giusto che ci sia questa distinzione, perché non è ne colpa nostra che siamo stati assunti dopo ne delle aziende costrette a chiudere per l’emergenza dallo stato stesso, che ora nega alle persone come me ogni aiuto sociale”.

Tra chi ci scrive c’è anche chi denuncia una preoccupante e crescente tensione sociale e c’è anche chi inizia a pensare a proteste eclatanti: “O fate qualcosa o qui scatta una rivolta e la gente comincerà a fare rapine per mangiare”, dice Tiziano.

“Anch’io sono stato assunto il 16 marzo – scrive a Filodiretto Andrea – Sono un padre di 2 figli con un affitto e sono stato tagliato fuori e una discriminazione perché sono sospeso dal lavoro e non ho nessun sussidio”.

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