San Martino delle Scale, 26 marzo 2019 – Scattano le manette per Pietro e Angelo Cannarozzo, padre e figlio, colpevoli di aver appiccato l’incendio che nel luglio 2017 ha messo in pericolo l’area di Piano Geli e le abitazioni circostanti. A questo si aggiunge l’accusa di furto pluriaggravato in continuazione e in concorso e peculato, i due infatti rubavano materiale ferroso (tubi di ferro, parti di guard rail) per poi rivenderlo e il figlio, Angelo, avrebbe rubato una telecamera di sicurezza installata dalla Polizia.
“Che mi interessa a me (che si bruciano le case)? Che, è mia la casa?”, così diceva Angelo Cannarozzo al padre Pietro, secondo quanto riportato dalle registrazioni fornite dalla polizia. E prosegue: “Se io avessi la troncatrice, questa motosega, mi farei tutto San Martino. Quadralini, tutte le cose taglierei subito. Non si salverebbe niente, quadralini, portoni in terra, tutte cose a terra”, e il padre rispondeva “A lavorare non ci vado più, me ne vado in galera pure io. Dobbiamo andare a vedere se trovano gli attrezzi della forestale”.
Infatti, a Pietro Cannarozzo, sono stati trovati attrezzi agricoli di proprietà dell’Azienda Foreste e Territorio della Regione Siciliana, indebitamente sottratti approfittando del proprio incarico. Sì, perché Pietro Cannarozzo è operaio del Servizio Antincendio dell’Azienda Foreste e Territorio della Regione.
Il Capitano Guido Volpe, di Compagnia di Monreale, ha dichiarato questa mattina: “Siamo riusciti a ricostruire i 4 episodi incendiari, il più grave e quello del 25 luglio 2017. L’incendio provocò anche un’interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica. Il motivo appare dalle intercettazioni, volevano ripulire il vallone dalle canne e quindi accendevano gli incendi”.