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San Valentino, festa superflua o con una sua valenza?

Ci sono momenti in cui il superfluo è necessario. La vita stessa ci sta abituando a tempi rapidissimi che ci rendono in parte più individualisti, autocentrati

14 febbraio San Valentino festa degli innamorati o evento “comandato” che ci coinvolge, nel suo frenetico vortice, solo per consuetudine?
In realtà le possibili interpretazioni potrebbero essere varie e vale soffermarsi su tanti aspetti: il delirio consumistico che sottende questa, come pure tante altre giornate dedicate e calendarizzate come eventi celebrativi mono-tematici; l’ovvietà di una celebrazione un po’ frivola che per alcuni svilisce il sentimento, snatura e “materializza”, attraverso modalità esteriori, quell’interconnessione perfetta che si genera tra due persone che si amano e che sanno riconoscersi come coppia. Tutto è ormai fast anche la tenerezza di guardarsi negli occhi, persino la delicatezza di gesti che celano sensazioni condivise.

Una sorta di concitazione collettiva, insomma, che ci dà l’idea o l’illusione di prendere parte a un rito indispensabile, dal quale non ci si deve o non ci si può esimere. Per ventiquattrore ognuno interpreta una parte in bilico tra realtà e sogno: simpatiche copie oniriche, novelli Julia Roberts e Richard Gere immersi in una dimensione romantica un po’ costruita dai consueti step fatti di regali, gadget, selfie e cene a lume di smartphone. I burattinai del marketing ci muovono, senza alcuna fatica, come dei Replicanti Inconsapevoli di un romanticismo radio-comandato, perfettamente incastonati in uno sfondo pre-organizzato e indotto da menti occulte, programmate per manipolare le nostre azioni.
Una festa, dunque, in cui forse ci si sente quasi obbligati a fare dei gesti condivisi, tutti uguali: valanghe di cioccolatini cuoriformi, intere serre di rose rosse, tenaci sforzi di meta-poesia farciti da aforismi un po’ stereotipati.

Potrei a questo punto relegare, senza appello, S.Valentino nella soffitta delle “cose superflue”, se non pensassi in fondo che anche il superfluo possa avere un suo quid, un suo valore intrinseco. Ci sono momenti della vita in cui il superfluo diventa necessario: la vita stessa, infatti, ci sta abituando a tempi rapidissimi, accelerati che ci rendono in parte più individualisti, autocentrati, perennemente agitati. Ciò che ci gratifica quotidianamente diventa sempre più smart, persino i sentimenti. Le poesie, quel romantico languore che è il collante dell’amore, vengono create ad hoc dai famosi “attimi speciali”, ritagliati con fatica e, per tale motivo, predispongono le condizioni per fermarsi un pochino, per dedicarsi reciprocamente del tempo, per andare a cercare, tra i pensieri o tra semplici oggetti, ciò che possa degnamente rappresentare il tumulto o l’amore più pacato che proviamo per l’altra metà del nostro cielo…perché forse c’è bisogno di un evento straordinario per omaggiare e celebrare ciò che è meravigliosamente ordinario”.

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