In occasione del voto per il referendum confermativo sulla legge di riforma costituzionale, pubblichiamo due comunicati relativi alle ragioni del Sì e del No. Cominciamo con le ragioni del Sì del “Comitato per il Sì – Sicilia Futura Monreale”.
Monreale, 28 novembre – Cari amici, ci stiamo approssimando velocemente al 4 dicembre, giorno in cui saremo chiamati a votare per il Referendum Costituzionale, giorno in cui con un SI o con un NO, dovremo dare risposta a questo quesito: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della costituzione?”
Cari amici, il quesito proposto, a parte le critiche e le illazioni che continuano a perpetrarsi da parte dei sostenitori del NO, sembra a noi molto chiaro. Crediamo che sia lapalissiano che non ci si sta interrogando sulla bontà o meno dell’azione del Governo Renzi e tanto meno sulla capacità o meno del Premier. Ci saranno tempi e modi per fare ciò, oggi si chiede ai cittadini di esprimersi solo e solamente sulla questione recitata dal quesito referendario. Alla luce di ciò esortiamo tutti a cercare di fare uno sforzo di buona volontà nel cercare di capire il più possibile, di informarsi al meglio, di rileggere la Carta Costituzionale e di verificare quali e quanti sono i cambiamenti proposti e poi esprimere un voto consapevole.
Noi del Comitato per il SI di Sicilia Futura a Monreale lo abbiamo fatto. Il 4 dicembre in termini generali:
Voteremo Si perché la nostra pur splendida, carta costituzionale, non verrà assolutamente intaccata nella sua parte iniziale, quella cioè nella quale risiedono i principi ed i valori fondamentali. Di contro necessita fortemente, di un ammodernamento di una modernizzazione, e tale esigenza è stata sempre evocata da tutti gli schieramenti politici, nella parte che regolamenta gli aspetti organizzativi, nonché il rapporto stato regioni, proprio perché è palesemente e profondamente cambiata la realtà.
Proviamo a scendere adesso più specificatamente nel merito di ciascuno degli argomenti contenuti nel quesito referendario – “Superamento del Bicameralismo Paritario”. Noi Voteremo Si perché il bicameralismo paritario è solamente una pesante ed opprimente eredità di un passato che non esiste più, oltre che voluto in un momento storico in cui necessitava immaginare una modalità con cui i padri costituenti riuscirono a trovare la giusta mediazione tra le diverse anime politiche dell’Italia nella fase post seconda guerra mondiale, ed oggi rassegnato ad essere uno strumento di ostruzionismo, che serve solo a rallentare l’iter parlamentare. Siamo rimasta l’unica democrazia europea moderna in cui due Camere svolgono esattamente lo stesso ruolo, è necessario snellire le procedure che portano alla conclusione di un iter parlamentare del disegno di legge. La camera, che avrà specificatamente funzione legislativa, sarà la Camera dei Deputati, con contingentamento dei tempi nell’iter di approvazione della legge stessa, ove necessario. Il Senato, potrà esprimere un parere, ma sarà anch’esso reso solo ed esclusivamente una volta e con un tempo ben definito. Al Senato ridotto numericamente, spetterà il compito di essere il luogo della rappresentanza delle Regioni e dei Comuni, che potranno così intervenire direttamente nel procedimento legislativo attraverso i sindaci e i consiglieri che ne faranno parte. Sarà altresì organo che potrà verificare il reale impatto sui territori degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea.
Relativamente alla “Riduzione del Numero dei Parlamentari e contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni”. Noi Voteremo SI, non possiamo assolutamente immaginare ad una risposta diversa. Tutte indistintamente le forze politiche del paese hanno sempre sostenuto che si dovrebbe procedere ad una riduzione del numero dei parlamentari, abbiamo un numero di parlamentari, sommando camera e senato, superiori a quello degli Stati Uniti, non riusciamo ad immaginare come ad una proposta di questo tipo si possa dire qualcosa diverso dal SI. Si è molto dibattuto sulla riduzione dei costi, gli affascinati dell’immobilismo, del niente deve cambiare, dicono e sostengono che si riducono di poco i costi perché il Senato si riduce solamente di 215 membri, passando da 315 a 100. Fatto salvo il concetto che comunque è sempre una riduzione, vorremmo ricordare che la riduzione dei costi non riguarda solo ed esclusivamente la riduzione degli emolumenti di 215 senatori, ma riguarda anche e soprattutto tante altre spesse connesse, e in ultimo, ma importantissimo, l’adeguamento degli emolumenti dei consiglieri regionali al tetto del compenso del Sindaco del Capoluogo di Regione. Se facciamo due calcoli e consideriamo tutto ciò il risparmio reale è di certo di gran lunga superiore ai solo 50 milioni di euro a cui fanno riferimento i sostenitori del No, che considerano solo ed esclusivamente il venir meno degli emolumenti dei senatori.
Passando al tema della “Soppressione del Cnel”. Noi Voteremo Si perché consapevoli dell’inutilità di un organismo di cui crediamo che buona parte della popolazione non sappia nemmeno cosa faccia, e non tanto per ignoranza ma piuttosto per inoperosità dello stesso, un organismo che in 57 anni ha proposto solamente 14 disegni di legge, e dato 96 pareri costando circa 20 milioni di euro all’anno.
Infine sulla “revisione del Titolo V della parte II della costituzione”. Noi Voteremo Si perché riteniamo che su alcune materie in particolare, non si possono delegare alle Regioni competenze che creano disuguaglianze ed enormi disparità tra le diverse aree della nostra Italia, per velocizzare azioni di intervento che interessano più regioni non possiamo subire le enormi diversità che su determinate tematiche non potrebbero che causare un effetto di rallentamento. È necessario che ci sia un’Italia che corra ad una stessa velocità. Si darà un forte contributo alla eliminazione delle cosiddette “competenze concorrenti”, che tanta confusione hanno creato e che ha ingolfato il lavoro della Corte Costituzionale. Nello specifico avremo materia come le grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia o la formazione professionale che saranno di esclusiva competenza dello Stato.
Una considerazione finale ci preme farla. Nessuno, crediamo, nemmeno gli autori della riforma, sono convinti che la stessa sia la migliore possibile. Siamo tutti consapevoli del fatto che in ogni proposta risiedano i margini di un miglioramento. Ma il tema centrale su cui dobbiamo realmente interrogarci il 4 dicembre, è se vogliamo far partire realmente un cambiamento o No.
Il 4 dicembre, leggendo il quesito referendario, siamo chiamati a rispondere ad alcune domande, vogliamo avviare un nuovo corso o vogliamo lasciare tutto nello stato in cui ci troviamo? Siamo contenti della situazione in cui ci troviamo o siamo convinti che sia necessario un ammodernamento? Noi siamo certi SI.
Comitato per il Sì – Sicilia Futura Monreale