Monreale, 17 luglio 2016 – Non è più tollerabile osservare il degrado al quale vanno incontro statue, edicole votive, fontane, stemmi, alberi secolari, veri e propri monumenti naturali, un patrimonio accumulato nei secoli che sta per dissolversi entro pochi anni se non si farà qualcosa in merito.
Primo fra tutti necessita un intervento urgente di restauro conservativo alla centrale fontana del Tritone di piazza Vittorio Emanuele, opera di Mario Rutelli, l’enfant prodige che ha scolpito il gruppo statuario all’età di ventidue anni.
Ed allora proviamo in modo sommario a descrivere i tipi di degrado che affliggono le statue delle piazze di Monreale. Sfaldamento, distacco, corrosione; tutte situazioni rinvenute nel basamento marmoreo del Rutelli. La figura umana e le figure animali soprastanti appaiono assai sporche, impregnate del guano dei colombi, da una colorazione verde rame.
Corrosione, incrostazioni calcaree, alterazioni cromatiche, croste nere, macchie di vario genere (distribuite sul capo, sulla schiena, su braccia e gambe del corpo statuario). Una patina, diffusa, opacizza e ricopre quasi per intero la statua tanto da alterare il colore stesso del marmo in origine bianco.
Ma è possibile che nessuno finora vi abbia prestato la giusta attenzione? Cosa poter non dire, dello stato non certo ottimale dei busti di marmo, su alti piedistalli, posti ai due angoli della piazza (sul lato della villa rivolta al palazzetto comunale), che raffigurano il pittore, architetto e incisore Pietro Novelli ed il teologo, filosofo e arcivescovo di Monreale Benedetto D’Acquisto, (nato a Monreale l’1 febbraio 1790 deceduto a Palermo il 7 agosto 1867), al secolo Raffaele D’Acquisto, personalità alla quale, dopo la sua morte, il Consiglio civico del tempo ritenne di intitolare la nuova strada.
Sculture pregevoli, che nel volgere degli ultimi decenni sono state interessate da fenomeni di degradazione del marmo, croste nere, polveri, macchie e depositi superficiali, dovute principalmente all’azione dell’acqua e dell’aria a causa delle piogge acide. Riteniamo che per l’interesse primario della salute dei cittadini e per tutelare i nostri monumenti e le opere d’arte esposte in ambiente esterno sia giunto il momento che si attivi il controllo delle emissioni in atmosfera, al fine di monitorare la qualità dell’aria.
Provate ad alzare gli occhi, ed osservate l’aquila reale che sovrasta lo stemma cittadino sul fronte alto del palazzo municipale, interessata da scie scure di dilavamento, il cui ultimo intervento di restauro della facciata risale a poco meno di due decenni orsono. In merito al restauro conservativo delle statue che ornano e decorano Monreale: nessuna iniziativa posta in essere. Nessuna forma di tutela, di prevenzione, nessuna attenzione, nessun interesse in proposito.
Nessun progetto futuro di conservazione, tutela, cura e mantenimento delle opere d’arte esposte in ambiente esterno. Nessun progetto di conoscenza e di divulgazione. Nessuna programmazione presente o futura. Nessun provvedimento che tuteli l’ambiente; nessuna cura riguardo il verde esistente, i beni storico – artistico – culturali di Monreale. Nessun progetto di accoglienza, nessun progetto di eliminazione e superamento delle barriere architettoniche come stabilito dalla legge, nessun progetto di miglioramento dell’ambiente urbano.
Nessun forma di strategia e pianificazione riguardo un patrimonio culturale che va tutelato, valorizzato, promosso, fonte di ricchezza culturale, fonte di lavoro del quale finora Monreale non ha tratto alcuna forma di beneficio.
Ma è possibile assistere increduli ed indifferenti a questa triste decadenza, assistere impassibili a questo scempio senza muovere un dito? Si provi almeno a sviluppare un’idea, una visione, a realizzare appositi progetti; si predisponga un programma d’interventi di conservazione futura dei beni architettonici e storico artistici. Si operi affinché i luoghi siano curati, conservati e rigenerati, si provveda a contrastare il degrado che investe e coinvolge ogni angolo e luogo di Monreale.
La domanda che i Monrealesi e non continuano a farsi è: perché almeno non si provi a discutere, ad attuare un dibattito serio, un confronto in merito alle problematiche emergenti? E soprattutto interrogarsi se fare parte dell’UNESCO, per la Città di Monreale, significa soltanto aver ricevuto un gradito riconoscimento, o qualcosa che è molto di più, qualcosa di speciale, un valore aggiunto, inestimabile.
Operate queste preoccupanti analisi, proviamo a chiedere ancora una volta: in che modo la Municipalità Monrealese intende affrontare le questioni che riguardano i servizi, l’accoglienza, l’ospitalità, la sostenibilità ambientale, la sicurezza dei cittadini residenti e turisti che si recano a visitare Monreale? Sapere quali saranno le modalità con le quali l’amministrazione cittadina intende avviare una seria, efficiente pianificazione, in che modo intende reperire le risorse necessarie ad attuare una serie di interventi in un arco temporale da venire.
Come intende organizzare, gestire la città e gli spazi pubblici cittadini. In che modo intende mitigare il microclima urbano e soddisfare il fabbisogno di aree verdi: inserimento di alberature, creazione di giardini di quartiere, parchi attrezzati, gli orti urbani, futuri. In che modo intende gestire il verde urbano, le alberature, il patrimonio arboreo, oltretutto finora mai censito e soprattutto che visione ha in merito ai secolari alberi (ficus macrophylla) posti ad ornamento degli spazi cittadini?
Domande non di poco conto alle quali un nutrito numero di Monrealesi attende che vengano date delle risposte, soprattutto perché Monreale non dispone di spazi verdi e per il tempo libero, idonei a soddisfare le esigenze della comunità cittadina.
Ad alcuni lettori potrà sembrare strano ma è proprio così, quanto ho appositamente riportato, sotto forma di racconto, ho ritenuto di renderlo pubblico a seguito di una notizia, apparentemente innocua, una sorta di compiacimento, pubblicata il 9 maggio 2016 sul quotidiano on line Monreale News, dal titolo: “In via Benedetto d’Acquisto sventolano le bandiere di tanti paesi del Mondo” – Nuovo look per la strada con un arredo dall’alto valore simbolico”. “Soddisfatto il sindaco, Piero Capizzi che ha ringraziato gli autori dell’iniziativa, rallegrandosi per il bell’aspetto che ha assunto la strada, ma soprattutto per il significato del suo nuovo look”.
“Monreale è città dell’accoglienza – dice Capizzi – e lo ha dimostrato in diverse circostanze. Questo piccolo gesto ha in realtà un grande significato ed un grande valore simbolico. Monreale, infatti, i cui monumenti sono stati inclusi nel patrimonio mondiale dell’umanità, deve essere incontro di culture e di civiltà diverse, che si uniscono simbolicamente sotto lo sventolio di tante bandiere”.
Quindi senza aggiungere ulteriori commenti, alle dichiarazioni rese dal Sindaco della Città di Monreale, invito i lettori di Filo Diretto, a sapere quale sia stato l’intendimento dall’amministrazione comunale nel 1990-91 nell’avere scelto le bandiere issate sui pennoni di via D’acquisto.
La scelta di allora è stata quella di rafforzare le radici comuni identitarie e culturali degli Stati membri dell’Unione Europea, di quel tempo, in riferimento all’anno di entrata di ogni singolo Stato membro nella U.E..
La prima bandiera che venne issata fu la bandiera Europea con le dodici stelle, a seguire, la bandiera della Regione Siciliana e le bandiere di: Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi, Regno Unito, Irlanda, Danimarca, Grecia, Spagna, Portogallo.
Sui due ultimi pennoni le bandiere dei rappresentanti di Stati non appartenenti all’Unione Europea presenti in visita ufficiale nella cittadina Normanna, secondo uno specifico e doveroso protocollo istituzionale, non a caso, ma in seguito ad una scelta oculata, non certo per offrire un look.
E’ bene sapere che non si presero in considerazione altri spazi storici cittadini, in quanto non adatti, poco idonei ad accogliere dignitosamente le quattordici bandiere. La scelta di via D’Acquisto la si preferì per i seguenti motivi:
- possibilità di installare, in un luogo elevato, pennoni di una determinata altezza posti fra loro ad una certa distanza;
- aumentare la possibilità del numero delle bandiere, in previsione di nazioni che più in là facessero parte degli Stati membri dell’Unione;
- godere della massima visibilità in lontananza;
- usufruire di un sito nel quale transitano un numero considerevole di turisti;
- aumentare il senso dell’accoglienza e dell’ospitalità;
- usufruire della migliore posizione panoramica, considerato che la strada s’affaccia sulla Conca D’Oro;
- issare sui pennoni bandiere idonee, consone, omologate, proporzionate al contesto ed alla altezza delle aste ( escludendo improvvisate bandierine).
Il tutto seguendo una logica, un protocollo, avendo posto in sequenza le bandiere in base all’anno di entrata di ogni singolo Stato membro nella U.E. nel rispetto e con le modalità istituzionali che convengono a chi rappresenta le istituzioni.
Nessuno avrebbe mai e poi mai pensato allora ad un addobbo, ad un look, poiché si cercava di rappresentare nel migliore modo l’Istituzione locale.
Oggi invece si è assistito, appunto, ad un addobbo, senza la previsione di alcuna logica politico – economico – culturale. Del resto, troviamo una serie di bandiere tra loro completamente sconnesse, di diversi continenti, che non rappresentano nulla se non un magro tentativo di riempire i pennoni come fanno alcuni hotel di basso livello.
di Natale Sabella – architetto All rights reserved