PALERMO – Danisinni è un’enclave nella città di Palermo. Tanto vicina a Palazzo dei Normanni quanto distante dagli interessi della politica. Ne dà questa presentazione Mauro Billetta, frate Cappuccino, alla guida da 9 anni della parrocchia di Sant’Agnese, nel corso della puntata della trasmissione Report andata in onda ieri sera, dedicata all’intenso lavoro di riscatto sociale portato avanti dal sacerdote.
Il servizio, firmato dal monrealese Alessandro Spinnato, con le immagini di Dario D’India, ha presentato una zona densamente popolata di Palermo sconosciuta alla maggior parte dei palermitani, alla quale si accede attraverso un’unica strada, e dalla quale solo dalla stessa viuzza si può uscire.
“Danisinni è un luogo dimenticato, non vi è alcun presidio sociale”. Apre così il servizio dallo studio di via Teulada Sigfrido Ranucci, che alcuni mesi fa era stato nel rione palermitano, constatando personalmente il lavoro di resistenza condotto dal frate Cappuccino, in questo luogo.
Il conduttore di Report, attraverso il servizio di Alessandro Spinnato, racconta la storia recente di un luogo dimenticato dall’amministrazione cittadina, ma che si sta rialzando grazie al lavoro costante, caparbio, del prete della borgata, che ha lottato e ha ottenuto che l’asilo nido, dichiarato inagibile nel 2007, non venisse abbattuto ma ristrutturato grazie ad un finanziamento pubblico. “Un luogo dove l’abbandono scolastico è altissimo, arriva fino al 70%. Spesso i ragazzi sono addirittura diagnosticati come iperattivi ma perché non è consono il percorso didattico a quelle che sono invece le loro capacità”. Ed invece, oltre all’asilo, sorgerà anche un consultorio familiare, luoghi fondamentali per una comunità priva di qualsiasi servizio.
“La gente a Danisinni ha bisogno di un sacchetto della spesa, bombole per cucinare, farmaci, durante la pandemia cure e vaccini, e solo la parrocchia è rimasta a far fronte a tutte le esigenze che, in altri quartieri, trovano uffici e servizi dedicati”.
“Contesti poveri ed emarginalizzati come Danisinni – continua il conduttore di Report – sono terreno fertile per la criminalità, per il potente di turno che vorrebbe sfruttare e manipolare i bisogni della povera gente. Ma anche le persone più ferite possono trovare un percorso di rivalsa. Ciascuno ha bisogno di tirar fuori la sua potenzialità, la sua forza vitale, ma soprattutto quel talento che sicuramente tutti hanno”.
Potenzialità che frate Billetta, che oltre ad essere sacerdote è anche psicologo, è riuscito a tirare fuori dai tanti residenti del quartiere, ma anche da detenuti affidati alla parrocchia per un percorso di recupero sociale. Ed è così che nascono la fattoria comunitaria e il cortile del Buon Samaritano, un orto su un terreno dato in comodato d’uso gratuito alla parrocchia, il circo che diventa luogo di crescita per i bambini ed i ragazzi, il Borgo Sociale, realtà dove ciascuno può pian piano ritrovare il senso multiplo della vita, ma anche la capacità di cooperare per il bene comune.
Nel corso della lunga intervista – che pubblichiamo integralmente – Fra Mauro racconta il processo di rigenerazione urbana portato avanti, partendo consapevolmente dalle persone prima che dai luoghi, proprio perché significava riscattare le persone e anche far sì che il paesaggio interiore, quindi la cura della vita buona, della qualità di vita, avesse anche un paesaggio esteriore, un habitat consono.