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Elezioni a Piana, Alberto Petta: “Il gruppo Oltre sancisce un patto etico tra persone leali”

"Vincere è alla nostra portata, ma quello che più ci entusiasma è vincere insieme alle altre forze democratiche senza più lotte sterili"

PIANA DEGLI ALBANESI – In questi giorni abbiamo incontrato Alberto Petta, ex Presidente del Consiglio di Piana degli Albanesi. Petta è uno dei fondatori del gruppo “Oltre” e ne abbiamo approfittato per fargli due domande sulla genesi del succitato movimento civico, il cui obiettivo è quello di presentarsi alle elezioni comunali che si terranno, molto probabilmente, il 12 giugno prossimo.

D: Petta, come nasce l’idea del vostro gruppo “Oltre”?

R: Piana, come ormai tutti sanno, sta attraversando il momento più buio dal punto di vista politico-democratico. 

D: Quindi?

R: Dal 2020 siamo in una vera emergenza democratica causata dallo scioglimento volontario del Consiglio comunale, una manovra di palazzo che ha eliminato il contraddittorio e il dibattito in paese e che ha privato i cittadini della propria Assemblea e dei propri rappresentanti. 

Dalla consapevolezza della situazione attuale è nata la necessità di andare oltre le sterili barriere, al di là di quei perimetri per anni imposti dalla politica locale, per ricostruire, con una nuova consapevolezza, le istituzioni democratiche della nostra cittadina. L’idea, quindi, nasce da un gruppo numeroso di cittadini ed ex amministratori che hanno deciso di impegnarsi insieme per le prossime elezioni, per affrontare le sfide programmatiche che riguarderanno Piana oggi e nei prossimi anni. 

D: E le “solite” appartenenze politiche?

R: Tutti coloro che hanno aderito al progetto “Oltre” hanno deciso di metterle da parte, assieme alle proprie divergenze personali per far prevalere le ragioni che ci possono unire nell’amministrare bene questo paese. Del resto, finora le fratture ideologiche che hanno caratterizzato Piana dalla Strage di Portella in poi dove ci hanno portato? Quelle fratture, specie in questa epoca post ideologica, vanno guarite definitivamente. E allora una domanda sorge spontanea. 

D: Quale?

R: Perché non è possibile pensare ad un uomo orgogliosamente di centro-destra che collabora con un uomo orgogliosamente di centro-sinistra per il perseguimento del famoso bene comune? 

D: E cosa si è risposto?

R: Che ciò può avvenire se si sancisce un patto etico fra persone leali, intellettualmente oneste e che non abbiano doppi fini se non quello di una crescita culturale, economica e democratica del paese. In altri termini, non si accetta l’adesione di nessuno che insegua solo velleità personali. Un nuovo modo di fare politica insieme è l’unico obiettivo comune che consente di fare delle diversità dei gruppi politici un punto di forza e di innovazione per il nostro paese. 

D: Avevi mai sperimentato questa situazione?

R: Sì, da Presidente del Consiglio comunale quando il nostro gruppo di centro-destra collaborava quotidianamente portando avanti battaglie ed iniziative insieme, senza inutili litigi, nel rispetto del pluralismo e delle minoranze. Lo dico senza presunzione o infingimenti, mai come sotto la mia guida,  il Consiglio Comunale era stato così protagonista e centrale, esercitando a pieno le proprie funzioni di indirizzo e di controllo amministrativo. Ormai troppo spesso i Consigli sono ridotti a meri organi di ratifica delle scelte (anche sbagliate) delle amministrazioni, invece durante quegli anni abbiamo ristabilito il primato del Consiglio quale Organo principe che davvero rappresenta i cittadini che esercitano la propria volontà per mezzo dei propri rappresentanti eletti.

D: Qual è il vostro obiettivo principale, oltre a quello di vincere le elezioni? 

R: L’obiettivo principale non è vincere le elezioni, quello è il presupposto iniziale per poter amministrare efficacemente nell’interesse esclusivo dei cittadini e del paese. Vincere è alla nostra portata, ma quello che più ci entusiasma è vincere insieme alle altre forze democratiche senza più lotte sterili; vincere con un gruppo che non pensi a litigare per il potere, per i soldi o per le nomine (come accaduto negli ultimi anni); vincere e rimanere uniti nell’amministrare quotidianamente, con le difficoltà del caso, ma senza mai dimenticare che chi governa riceve un potere dalla gente e deve amministrarlo per la gente e non contro di essa.

Dobbiamo riscoprire il valore del pluralismo delle opinioni e della critica: i cittadini sono tenuti a criticare in maniera costruttiva, le opposizioni rappresentano in democrazia un valore aggiunto che deve arricchire le maggioranze e chi ha la responsabilità di  governare. 

In questi anni abbiamo assistito alla soppressione del pluralismo e alla censura delle posizioni diverse da quelle dell’amministrazione in carica.

D: Cosa serve per governare?

R: Un programma chiaro e dettagliato di cose da fare e da sottoporre ai cittadini in campagna elettorale. Ci stiamo lavorando assiduamente e mi consentirai di tenere ancora riservati gli aspetti più di dettaglio. 

D: Cosa significa amministrare?

R: In questi anni la parola “amministrare” ha assunto un altro significato, ci si è ridotti a gestire le piccole emergenze quotidiane e a far passare quattro strisce pedonali come cose straordinarie, come grandi riforme. 

“Oltre” intende sottoporre ai cittadini e alle altre forze democratiche che vorranno aderire al progetto, un programma che guardi ad una profonda riorganizzazione e valorizzazione del personale dipendente del comune. 

D: Cosa serve, quindi?

R: Una macchina amministrativa e una burocrazia più snella e innovativa. È necessario avere la capacità di progettare e farci trovare pronti per le opportunità che si presenteranno a breve in occasione delle ingenti risorse destinate al sud dal PNRR. Bisognerà rilanciare questo paese dal punto di vista infrastrutturale, urbanistico e ambientale. 

D: E la cultura… e il turismo?

R: Dovranno tornare al centro dell’agenda politica per generare una ricaduta reale, e non per inutili passerelle. Poi c’è il tema sociale delle nuove povertà e della disabilità, un tema completamente archiviato dall’attuale amministrazione. Infine, con riguardo alla questione della pressione fiscale, si devono abbassare le tasse locali senza altre scuse, si dovrà fare e basta. Vorrei che su questo, “Oltre” organizzasse degli incontri specifici.

Permettimi di dire che ogni componente del gruppo di “Oltre” ha l’esperienza e la competenza necessaria per comprendere ed individuare i mali di cui soffre Piana e per individuare soluzioni possibili e concrete.

D: Pensi che si possa far politica senza puntare il dito contro qualcuno? 

R: La politica non dovrebbe essere fatta di personalismi o di sentimenti, figuriamoci di risentimenti. Non è una domanda che dovresti fare a me. 

D: Perché?

Ho sempre subito ingiustamente diversi attacchi e denunce, mai ricambiati perché sono convinto che la politica non si faccia nelle aule di tribunale.

D: La tua esperienza politica cosa ti ha insegnato?

R: Sicuramente che per cambiare lo stato attuale delle cose bisogna partire dalla consapevolezza di ciò che accade. Quello che potrebbe sembrare “un dito contro qualcuno” in realtà, spesso, è solo la necessità di opporsi con forza a scelte sbagliate che ricadono su tutta la comunità. Ciò che fa la differenza è se la critica o l’opposizione viene argomentata e se viene fatta su vicende amministrative e non personali. 

Se volgi lo sguardo verso la mia esperienza politica, le battaglie che ho portato avanti non sono mai di natura personale ma poggiano su fatti, su documenti. Su questo sono pronto a sfidare chiunque.

Quello che vuole fare “Oltre”, con le proprie donne e i propri uomini, è proprio mettere da parte le contrapposizioni e lavorare insieme per almeno cinque anni e fare tutte quelle cose che proprio a causa delle contrapposizioni politiche nonché personali non si sono fatte finora.

Piuttosto che fare accuse reciproche chiedo da più di un anno un confronto pubblico corretto in piazza, di cosa ha paura l’amministrazione? Perché si scappa? 

D: È normale che in un paese di 3500 o forse meno abitanti effettivi, si presentino 3 o 4 liste?

R: Posto che il pluralismo è sempre una ricchezza, personalmente ritengo che quest’anno, nel bel mezzo di questa emergenza democratica, non sia il caso di dividersi. Bisogna, al contrario, unirsi per ristabilire le regole democratiche, realizzare un programma ed eventualmente tornare fra 5 anni magari ad una alternanza fra le parti. Perché l’alternanza di partiti o delle parti sane è uno dei capi saldi della democrazia. Ripeto, basta che si tratti di un’alternanza di forze democratiche. È necessario, invece, lasciare fuori chi si è posto al di fuori delle regole democratiche causando lo scioglimento del Consiglio comunale.

D: Se per un giorno avessi la bacchetta magica, cosa cambieresti di questo paese?

R: Tirando le somme del discorso: Noi a Piana abbiamo tutto e ci manca tutto il resto!  

D: Quindi?

R: Del paese non cambierei nulla, per me è il più bello del mondo, è casa mia.

D: Cosa serve, allora?

R: Uno sforzo per crescere in tutti gli aspetti, non solo quello economico, ma da tutti i punti di vista. Nessuno purtroppo ha la bacchetta magica, ci aspetta un lavoro duro per valorizzare le straordinarie peculiarità di Piana.

D: Come?

R: Migliorando i collegamenti, aggiornando i documenti di pianificazione, migliorando le performance dei servizi comunali, bisogna intercettare finanziamenti, essere al servizio delle imprese e non solo dei cittadini, collaborare con esse che sostengono l’occupazione, rilanciare il confronto e il dialogo con le altre Istituzioni del paese, Eparchia e Scuola, perché solo con l’impegno di tutti possiamo consegnare a Piana il ruolo che merita nello scenario regionale o nazionale per la sua storia e il suo valore. Recuperiamo il nostro orgoglio arbëresh, la capacità di resistere e di emergere!

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