Dopo quattro anni, in seguito ad un lungo intervento di restauro, il Crocifisso della Cattedrale ritorna alla sua sede originaria. Solo temporaneamente è stato collocato nella cappella di San Benedetto, per consentire ai visitatori di ammirarlo, successivamente verrà riposto nella cappella di San Paolo.
Si tratta di un’opera monumentale. Una scultura lignea policroma alta 2,70 metri, l’apertura delle braccia raggiunge la lunghezza di 2,25 metri. Il suo autore è ignoto, ma certamente risale agli inizi del XVII secolo. È riconducibile alla scuola romana e, a giudicare dalle fattezze anatomiche, risente degli studi fatti da Michelangelo.
Il Crocifisso è stato sottoposto ad un lungo restauro, eseguito dal Prof. Gaetano Correnti, per conto della Sovrintendenza ai Beni Culturali di Palermo. Un intervento lungo, durato circa tre anni, dato lo stato in cui versava l’opera, che presentava fessurazioni profonde, la cui chiusura ha reso necessaria l’adozione di procedimenti molti lenti.
“Questo Crocifisso trasuda un’aria di mistero – racconta Don Nicola Gaglio, parroco della Cattedrale e custode protempore dell’opera -. Non ne conosciamo l’autore né l’anno preciso di realizzazione. Sappiamo che il Cardinale Ludovico II De Torres, alla chiusura del quarto sinodo diocesano, il 3 maggio 1596, in Cattedrale, alla presenza del clero, dei monaci benedettini e del popolo, mentre i sacerdoti cantavano inni al Crocifisso, ha baciato i piedi di un grande Crocifisso che veniva da Roma, che è stato innalzato sul primo muro della Cattedrale, divisorio tra la nave e il santuario. Questo Crocifisso è stato piazzato lì fino al 1658, quando, precisamente il 28 ottobre, ebbe inizio lo smontaggio delle mura di porfido e mosaico. Il Crocifisso allora venne tolto e posto, seconda la tradizione, nell’abside di San Paolo.
Un riferimento ad un grandissimo e bellissimo Crocifisso posizionato dal Cardinale De Torres viene fatto nel 1702 da Del Giudice.”.
Un professore di Bologna, il presidente della fondazione Zeri, é stato incaricato di studiarlo.