Palermo, 16 agosto 2018 -In risposta alla lettera dell’Assessore Giuseppe Mattina del Comune di Palermo, pubblicata da altra testata giornalistica https://livesicilia.it/2018/08/14/le-case-per-i-rom-e-il-pregiudizio-sconfiggiamo-insieme-la-paura_988317/ e relativa al trasferimento disposto dal Sindaco di Palermo di alcune famiglie rom presso il quartiere Pagliarelli di Palermo, riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera di risposta condivisa da un gruppo di abitanti del medesimo quartiere, dove si vogliono evidenziare alcuni motivi che spingono a considerare estremamente negativa tale scelta, sensibilità diverse da quelle fino ad ora emerse nella dialettica sulla questione e per nulla rappresentate, e alcuni gravi errori posti in essere dall’Amministrazione Comunale nella gestione di tutta la vicenda.
Nello stesso tempo, questo gruppo di abitanti intende cogliere la sfida posta dall’Assessore nella sua lettera, che testualmente recita: “Utilizzate questa situazione non solo per dire no a qualcosa ma per proporre, per esigere diritti, chiedere quello che serve a voi e al vostro territorio. Siate propositivi e positivi”. La lettera è stata sottoscritta già da 42 abitanti del quartiere, altri la stanno sottoscrivendo ed è già stata trasmessa oggi sia all’assessore, sia al Sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
Egregio Assessore,
abbiamo letto la sua lettera sulla questione “case per i rom” a Pagliarelli e sentiamo l’esigenza di rappresentarle che i contorni paradossali e, allo stesso tempo, chiara espressione di un’ambigua e imbarazzante modalità di agire riteniamo siano tutti della giunta comunale di cui fa parte e del Sindaco di Palermo. Se i suoi valori sono quelli cristiani non possiamo che compiacerci ma, certo, una qualche dicotomia, tra le vostre modalità di agire e i valori che dite di rappresentare e che rappresentano anche molti di noi, certamente non ci è sfuggita.
Per dirla con le parole di Papa Francesco, «L’ipocrisia è quel modo di vivere, di agire, di parlare che non è chiaro», che si presenta in maniera ambigua: «forse sorride, forse è serio… non è luce, non è tenebra». È un po’ come il serpente: «si muove in una maniera che sembra non minacciare nessuno» e ha «il fascino del chiaroscuro». L’ipocrisia, cioè, ha il fascino «di non dire le cose chiaramente; il fascino della menzogna, delle apparenze». Lo stesso Gesù, nei vangeli, aggiunge alcune notazioni sul comportamento dei «farisei ipocriti» dicendo che sono «pieni di se stessi, di vanità» e che gli piace «passeggiare nelle piazze» per far vedere che sono importanti».
L’amato Papa si riferisce, come ben saprà, al capitolo XII del Vangelo di Luca, dove si racconta che Gesù, tra la folla, mette in guardia i discepoli dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia e avverte: «Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti».
Alla luce di questa e di altre semplici riflessioni evangeliche, ci risulta una sostanziale incoerenza tra i valori che dice di possedere e la sua azione politica. Ad oggi, infatti, nessuno conosce ancora i contorni di una decisione in merito ad un eventuale inserimento di famiglie rom palermitane nel quartiere Pagliarelli: quante dovrebbero essere, per quanto tempo, con quali modalità, con quali accorgimenti, perché in Via Felice Emma e non altrove, quali gli altri siti eventualmente coinvolti. Si è giunti fino a negare la stessa esistenza di una decisione in merito, forse al fine di non mostrare eventuali violazioni di regolamenti comunali che disciplinano l’uso dei beni confiscati.
E dunque se vorrà, da cristiano, ci dia delle risposte chiare e non ambigue sulle scelte che riguardano questi abitanti, rispondendo ai dubbi e alle perplessità che avete alimentato con il vostro fare segreto, ambiguo, nelle tenebre, le stesse profonde tenebre che da anni scendono surrealmente la sera nel quartiere Pagliarelli senza luce. Gli abitanti e le riprese video lo testimoniano, e sono ancora sotto shock per le sue affermazioni imbarazzate e contraddittorie: quindici bambini ed un anziano? Settanta persone con tre roulotte? Sistemazione temporanea, per quanto tempo?
E poi ci spieghi anche, se lo riterrà opportuno, se questi sono i modi adeguati di trovare una soluzione ad una questione che richiede la “necessità di chiudere una cosa che esiste da trent’anni a Palermo”, ce lo spieghi da “parrino”, o da “amministratore”, o da “cristiano”, o molto più semplicemente da “uomo”.
Come si può pensare seriamente di risolvere con efficacia in due giorni un problema che Palermo si trascina da trent’anni? Dove è stata la programmazione, tanto più che abbiamo un Sindaco presente sulla scena amministrativa locale da oltre trent’anni? E dove il coinvolgimento degli abitanti, una seria e articolata valutazione del contesto urbanistico e socio-culturale, dove il doveroso rispetto del principio di partecipazione alle scelte amministrative, il dialogo come atteggiamento di rispetto verso chi avrebbe qualcosa da dire, la collaborazione e la condivisione di obiettivi e scelte che dovrebbero incidere sulla vita della gente, quali le strategie che eventualmente potevano essere messe in campo da tempo, da anni, per vincere e superare eventuali reciproche incomprensioni, diffidenze e pregiudizi.
Francamente, il modo in cui si è agito su una questione delicata come quella dell’integrazione risulta distorto, certamente confuso e approssimativo, arrogante, qualunquista e prevaricatore, assai più vicino a quei valori da cui tenta di estraniarsi che a quelli della solidarietà, della comprensione, della condivisione, dell’ascolto. Un ascolto, l’unico che è stato concesso da decenni agli abitanti di Pagliarelli, che questo stesso Sindaco aveva fortemente voluto invece applicare appena un anno fa, sotto campagna elettorale, in un altro bene confiscato alla mafia presente nel quartiere, e dove ancora riecheggiano le sue parole di speranza e di “integrazione” per gli abitanti di questa borgata, riconosciuta per sua esplicita ammissione come priva di servizi e bisognosa di “interventi strutturali”.
Fa tanta rabbia, ci comprenda, vederlo mettere in posizione d’ascolto quando richiede il voto agli abitanti/elettori, e non mostrare la stessa propensione all’ascolto in questa circostanza. Fa rabbia, ci comprenda, registrare indifferenza per anni verso le tante problematiche lamentate anche al Sindaco personalmente e vedere poi, in poche ore, attivarsi gli uffici comunali a più livelli e di soppiatto, per non dare nell’occhio, per rendere agibile e agevole una strada abbandonata da sempre, perfino nei servizi primari.
Lei, probabilmente, non conosce la gente di Pagliarelli ed è cascato negli errori più banali, la generalizzazione e la semplificazione. Alla base dei tanti dubbi e perplessità circa il progetto di inserire famiglie rom nel quartiere Pagliarelli vi sono numerose motivazioni, provenienti da diverse sensibilità, anche di gente che svolge costante attività di solidarietà verso gli altri e che non ha certamente disprezzo dei rom come di qualsiasi altro essere umano. Vada oltre le facili strumentalizzazioni, e non le assuma ad esclusiva base delle sue analisi e delle sue considerazioni perché rischia di non avere una visione chiara della realtà e di fare il gioco di chi alimenta solo odio e intolleranza.
Del resto, ci confortano le tantissime opinioni negative emerse nel panorama politico cittadino verso questa segreta, repentina e malpesata operazione di “integrazione”, da destra a sinistra, ciascuno con i propri valori, ciascuna comunque da rispettare anche se non condivisa, ma tutte concordanti sulle conclusioni: la assoluta inopportunità e l’inadeguatezza di condurre azioni di integrazione di culture diverse in questo modo, in questo luogo e in questo momento.
Tante sono le motivazioni, e secondo un ampio spettro di valori e sensibilità, che ci convincono di tale inopportunità: motivazioni urbanistiche, sociali e sociologiche, culturali, amministrative, e ad un’attenta analisi, la stessa che forse la fretta non vi ha fatto fare, risulterà evidente anche a Lei. Non qui, non adesso, non in questo modo! Noi siamo per la legalità, sempre!
Lo ha sempre dimostrato l’attività di un Comitato Civico operante nel quartiere prodigo diiniziative e di segnalazioni, poco più che un gruppo su un social network ma che attraverso alcuni attivisti non ha mai fatto mancare il proprio apporto e la propria collaborazione, disinteressatamente, alla gestione della cosa pubblica, che ha sempre avuto l’aspirazione di rendere il proprio territorio migliore e vivibile, che ha mantenuta intatta la capacità di indignarsi dinanzi a tante inciviltà che, purtroppo, ai più risultano oramai normalità.
E, dunque, egregio Assessore, dopo questa lunga doverosa premessa, le diciamo che cogliamo l’occasione venutasi a creare nostro malgrado, e con le sue stesse parole chiediamo di “utilizzare questa situazione non solo per dire no a qualcosa ma per proporre, per esigere diritti, chiedere quello che serve a noi e al nostro territorio”. Vogliamo essere propositivi e positivi. Ci viene facile, lo siamo sempre stati.
Nel quartiere Pagliarelli manca da cinque anni il regolare spazzamento delle strade (ne siamo stati privati incomprensibilmente e ci è stato riconosciuto il solo diritto ad una squadra di operatori per qualche ora ogni 30/40 giorni, se va bene!), siamo invasi da topi e zecche, l’aria è irrespirabile per le numerose discariche abusive e vi sono concentrati sessanta cassonetti in appena un chilometro di strada (questo, di per sé, fa di Pagliarelli una discarica autorizzata per tutte le strade a monte prive di cassonetti di raccolta rifiuti); da anni, seppure più volte segnalato, avviene l’irregolare conferimento dei rifiuti anche degli abitanti di altri comuni limitrofi. Il quartiere, pur essendo ai confini comunali con Monreale e Altofonte, non è presidiato al fine di evitare l’immigrazione di rifiuti, neanche con gli ultimi provvedimenti di giugno; manca da circa un anno la pubblica illuminazione in quanto su 45 paline ne sono in funzione appena 20 di cui 3 coperte dalle chiome degli alberi, e al calar del sole vige il coprifuoco per il senso di insicurezza che crea la poca luce. Oltretutto sono aumentati i furti in appartamento e i furti d’auto; non viene rispettato il limite dei 30 km orari previsto nella circolazione stradale e i pedoni rischiano costantemente la propria vita per muoversi all’interno di un quartiere in cui mancano i marciapiedi, sfrecciano auto e tir, si brancola nel buio. Tanti gli incidenti anche mortali verificatisi negli ultimi anni, anche per via delle numerose voragini che si aprono improvvisamente nell’asfalto e da cui spesso fuoriescono liquami; in alcune zone manca l’urbanizzazione primaria, in quanto non servite da acqua, illuminazione pubblica, gas (ad esempio, via Felice Emma e il tratto finale di Via Gaetano Costa); negli ultimi tre anni sono rimasti fuori dalla scuola materna oltre 100 bambini, costretti ad emigrare in altri quartieri, a scegliere un costoso istituto privato, o ad essere del tutto privati della scolarizzazione dell’infanzia; non esiste un asilo nido comunale che agevoli le donne lavoratrici o in cerca di occupazione; il quartiere è isolato pedonalmente dal resto della città, per via di un sottopasso pedonale che da oltre 10 anni è pericolante e abbandonato in un letamaio, cosicché occorre necessariamente l’uso delle auto per usufruire dei servizi presenti sull’altro versante del Viale Regione Siciliana (scuole, Centri Sportivi, negozi, Parco Cassarà se e quando sarà riaperto); è stato soppresso un bus-navetta ritenuto essenziale dagli abitanti per la mobilità; il quartiere Pagliarelli viene attraversato dal canale Badame, enormemente inquinato e da
bonificare, da mettere in sicurezza in alcuni punti gli argini, con costante rischio idrogeologico; del tutto assente il verde pubblico, inesistenti le aree attrezzate e i parchi giochi per bambini.
Inizi a dare soluzioni a queste esigenze, inizi a dare riconoscimento ai diritti civili, sociali e culturali di questa gente, alcuni forse anche diritti umani se si pensa all’infanzia e alle disabilità, inizi con il restituire dignità alla gente del quartiere Pagliarelli. Sconfigga, per dirla con le sue parole, quelle che da tutti nel quartiere Pagliarelli sono ritenute insopportabili ed ingiustificate difficoltà amministrative e trasformi l’occasione in un’opportunità di riscatto, per noi e per voi.
I diritti sono diritti, e non pretendono nulla in cambio. Non chieda, pertanto, alcuna contropartita, non sarebbe corretto, anche per non lasciarci credere che si è accorto di noi solo adesso, ce ne faccia godere e basta, perché ne abbiamo diritto!
E si ricordi che “nella città degli uomini i servizi sono diritti, non concessioni. I quartieri abbiano ciò che è necessario”. Lo dice Mons. Lorefice, nostro arcivescovo illuminato e pastore consapevole delle necessità del proprio gregge. Spesso, da qui, la città ci appare distante e si vive in quella marginalità che ci è stata ritagliata attorno. Non faccia l’errore di pensare di aggiungere marginalità a marginalità, faccia il suo dovere e si assuma le sue responsabilità eliminandone un po’ di quella che già c’è a gente bisognosa di “cittadinanza solidale”.
Poi, eventualmente, avremo modo di parlare con piacere di tutto il resto, perché per essere profetici occorre guardare al popolo e, soprattutto, agire secondo “verità”.
Un gruppo di abitanti del Quartiere Pagliarelli di Palermo