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Monreale, 4 maggio 1980, notte di festa…surreale cornice di un tragico assassinio

Monreale, 4 maggio – Quando la festa e la tragedia sono due inusuali facce della stessa realtà.

Quando il sacro vestito a festa incontra il demone crudele della criminalità.

Quando la tranquilla vita omertosa di alcuni per i quali tutto in fondo ha una giustificazione si mescola alla stessa vita omertosa di altri, che riescono comunque ad avere un sussulto, un moto di stanca ribellione.

A Monreale ciò avvenne…e la tragedia si materializzò sotto gli occhi dei molti presenti,  intenti a gustarsi “il passio” tra le bancarelle, con una dinamica così disumana da scuotere anche le coscienze meno sensibili.

Ieri come sempre, Monreale ha celebrato il suo Crocifisso, “Il suo patruzzu amurusu”…36 anni fa l’infamia implacabile della mano mafiosa, celata dal clamore dei rumorosi festeggiamenti di quelli che successivamente divennero inermi silenziosi spettatori, falciava barbaramente la vita del Capitano Emanuele Basile, incurante degli innocenti occhi della sua bambina e della sua signora.

Oggi il ricordo di ogni cittadino monrealese e non, dovrebbe riesumare quella terribile notte tra il 3 ed il 4 Maggio ed imprimerla, per tutto il tempo che verrà, anche nella mente di chi non c’era, di chi non comprende…di ogni individuo che non conosce il significato spregevole di “ammazzare” un Servitore dello Stato durante la festa più significativa ed importante di un paese…marchiato a fuoco per sempre.

Non amo l’interpretazione che alcuni fanno degli atti celebrativi, le possibili strumentalizzazioni, l’organizzazione  di commemorazioni spesso poco sentite, il ricordo, rievocato a comando, attraverso le date della sofferenza, le stesse che dal periodo nero delle stragi hanno connotato, con un marchio indelebile, i vissuti e la coscienza di un popolo, anche attraverso la vicinanza empatica al dolore ed alla disperazione di tante famiglie. Credo davvero che la legalità vada vissuta nel quotidiano, vada trasmessa ai giovani con l’esempio, con la passione verso ciò che è giusto, vada praticata semplicemente, senza ostentazioni. Ma ogni anno, probabilmente anche per il forte legame che da bambina mi unisce all’Arma dei Carabinieri, sento il dovere di provare ad esprimere tutto il mio rispetto e la mia commozione per questo giovane Uomo, poco più che trentenne, Investigatore come pochi, Comandante coraggioso, per la sua famiglia che ha sofferto con Lui e per Lui, per la sua bambina che è dovuta crescere senza il suo papà. Massimo Onore al Capitano Emanuele Basile…Nei Secoli Fedele.

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