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Stevie Wonder – Songs in the key of life (Motown, 1976)

Nato come Steveland Judkins nel 1950, cieco praticamente sin dalla nascita a causa di una retinopatia peggiorata a causa di un eccesso di ossigeno in incubatrice, il piccolo Stevie dimostra subito delle doti straordinarie che lo fanno emergere come autentico enfant prodige: a soli nove anni infatti è già in grado di suonare piano, armonica e batteria. Il suo talento non sfugge a Barry Gordy, boss della Motown, storica etichetta di Detroit, che decide di lanciarlo sulla scena, con il nome di Little Stevie Wonder, come novello Ray Charles, immagine che lo accompagnerà per tutti gli anni Sessanta. Ma Stevie ha ben altre ambizioni, e così, raggiunta la maggiore età, decide di stracciare il vecchio contratto che lo legava alla Motown, per rinegoziarne un altro nel quale pone una duplice condizione: aumento delle royalties e, soprattutto, controllo assoluto della propria musica in sede di composizione, produzione e registrazione: comincia così la leggenda. Gli anni Settanta sono così per Stevie un periodo di intensa fertilità creativa, anni magici nei quali dà alle stampe una serie di capolavori: “Music Of My Mind”,“Talking Book”, “Innervisions”, “Fulfillingness’ First Finale” e infine “Songs In The Key Of Life”, vertice assoluto della creatività del musicista di Saginaw. Si tratta infatti di un disco monumentale (doppio in versione CD, addirittura triplo in LP!), un album quasi enciclopedico nel mostrare le varie sfaccettature del talento di Stevie, capace di rielaborare la tradizione black fatta di funk, soul, r&b, attraverso un avanguardistico lavoro ai sintetizzatori, utilizzati come base portante dei brani e non semplicemente come mero accompagnamento: basti pensare ad esempio a un pezzo come “Village Ghetto Land”, costruito interamente con delle orchestrazioni di synth utilizzati come se fossero un quartetto d’archi. In questo senso Stevie influenzerà non poco le future generazione, da Michael Jackson a Prince, passando per George Clinton e i paladini della house e della techno.

In tutto l’album è composto da diciassette brani (più altri quattro rimasti fuori e pubblicati in un 7 pollici “A Somethng’s Extra”, che verranno aggiunti all’originale in versione CD), figli di una creatività strabordante, molti dei quali dilatati in lunghe code strumentali che tuttavia non annoiano mai, brani saccheggiati in lungo e in largo, oggetto di cover e campionamenti da vari artisti o presunti tali (come non definire altrimenti gente come i Blue?). Sarebbe obbligatorio citarli ed analizzarli uno per uno, ma ne verrebbe fuori un tomo; impossibile però non menzionare brani come “Love’s in Need Of Love Today”, ballad perfetta, per chi scrive anche superiore alla celeberrima “You’re The Sunshine Of My Life” contenuta in “Talking Book”; oppure la contagiosa allegria di “Sir Duke”, uno swing pieno di joie de vivre, dedicato al grande Duke Ellington, o ancora il gospel profano traboccante di pathos di “Pastime Paradise”, riproposta in una celebre versione (“Gangsta Paradise”) da Coolio nella colonna sonora del film “Pensieri Pericolosi”; per non dimenticare la tenerissima “Isn’t She Lovely”, dedicata alla figlioletta Aisha (che è possibile ascoltare nel brano), caratterizzata da un memorabile solo di armonica. Ascoltare quest’album è veramente un’esperienza vertiginosa, nella quale è possibile incontrare di tutto, ad esempio la samba di “Another Star”, purtroppo conosciuta dai più in un’orrida versione da trenino di capodanno, i numeri da vaudeville di “Ebony Eyes”, la fusion alla Weather Report dello strumentale “Contusion”, ma su tutti c’è il funk, sia nella versione più smooth e ammiccante di “Have A Talk With God”, sia nella versione più trascinante “alla Superstition” di “I Wish”, brano che verrà campionato da Will Smith anni dopo in “Wild Wild West”. E c’è il soul, la cui espressione più sublime è in quel capolavoro chiamato “As”, con sua maestà Herbie Hancock alle tastiere, e le sublimi background vocals femminili di Mary Lee Whitney, un capolavoro da maestro di r&b moderno che servirà da campione per la stella della Chicago House Fairley Jackmaster Funk per la sua “As Always”, e che verrà coverizzata, in una versione puttosto fedele all’originale, negli anni ’90 da George Michael e Mary J.Blige.

“Songs In The Key Of Life” può essere considerato il capolavoro di Stevie Wonder, e insieme l’apice della sua carriera, che comincerà a declinare a partire dagli anni successivi. Ma per fortuna ha fatto in tempo ha lasciare un’impronta indelebile nell’universo della musica leggera.

Giacomo Messina

Tracklist

CD 1

1.Love’s In Need Of Love Today

2.Have A Talk With God

3.Village Ghetto Land

4.Contusion

5.Sir Duke

6.Wish

7.Knocks Me Off My feet

8.Pastime Paradise

9.Summer Soft

10.Ordinary Pain

CD 2

1.Isn’t She Lovely

2.Joy Inside My Tears

3.Black Man

4.Ngiculela-Es Una Historia-I Am Singing

5.If It’s Magic

6.As

7.Another Star

8.Saturn

9.Ebony Eyes

10.All Day Sucker

11.Easy Goin’ Evening (My Mama’s Call)

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