“Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”. Così cantava Fabrizio De Andrè in seguito al ’68, attaccando tutti coloro che rimanevano inermi davanti al bisogno di cambiamento della società. Un’indifferenza che, anche oggi, in una fase politica e sociale fondamentale per il futuro del nostro Paese, è presente a tal punto da essere quasi un ostacolo per chi crede davvero nella possibilità di miglioramento. A quest’indifferenza, tipica di ogni periodo storico, si aggiunge un allontanamento progressivo della gente dalla vita politica, causato dal comportamento disgustoso dei nostri politicanti, ma anche dalla mancanza di cultura e di una vera informazione libera. Tutto ciò porta al cosiddetto “astensionismo elettorale”. L’astensionismo consiste nel “non voto”, ovvero nel rifiuto da parte del cittadino del diritto al voto (alla faccia dei nostri padri e delle nostre madri che hanno lottato duramente, sacrificando anche la vita per darci la possibilità di scegliere i nostri rappresentanti!). Coloro che decidono di non andare a votare, pensano di mandare un segnale forte d’indignazione alla classe politica. Ma siamo sicuri che essa sia interessata o, più semplicemente, sia in grado di recepire il messaggio? L’astensionismo può far comodo solo a quella classe politica che non vuole cambiare le cose, quella che riesce ad ottenere voti attraverso politiche clientelari o mafiose, quella che poi è la stessa che il “non votante” vuole sconfiggere. L’astensione dal voto è un’astensione dalle responsabilità. E’ più facile dire che “i politici sono tutti uguali” piuttosto che tenersi informati sulle attività e sulla storia di chi si presenta alle elezioni. Ogni cittadino deve capire che il voto è l’arma più forte che ha a disposizione e che i soliti politici temono colui che ha voglia di cambiare le cose, ma temono ancora di più colui che prova a cambiare le cose con i fatti. Spesso sentiamo dire che il “non voto” è un voto dato al più forte. Analizzando matematicamente le conseguenze dell’astensionismo si capisce meglio cosa vuol dire. Se andassero a votare 10 persone e 4 di queste votassero per Tizio, allora Tizio otterrebbe il 40% dei voti. Se, invece, andassero a votare solo 8 persone (le altre 2 si astengono) e 4 di queste votassero sempre per Tizio, allora Tizio otterrebbe il 50% dei voti. Quindi…. Se non si sceglie, si rischia di venire scelti! E mentre in Italia, e soprattutto in Sicilia, quasi la metà della popolazione non va a votare, in Belgio, per esempio, il voto viene considerato un diritto ma anche un DOVERE: se non si va a votare o non si presenta una giustificazione valida per il mancato voto si rischia di essere chiamati a comparire in tribunale. Prendiamo esempio….