Sono passati 10 giorni dall’esplosione del caso Sicilia a proposito dei dati su decessi e contagi da Covid che hanno portato alle dimissioni dell’Assessore alla Salute della Regione.
Sembra che nulla sia sostanzialmente cambiato in termini di gestione dei dati e ancora oggi, in assenza di comunicati ufficiali, ci soccorre la redattrice di Repubblica Palermo Giusi Spica che nel suo articolo odierno ci spiega come la trasmissione dei dati della pandemia si muova su tre canali diversi. “Le cifre per il bollettino della Protezione Civile sono trasmesse dal dipartimento Attività Sanitarie dell’assessorato…Finora sono stati raccolti manualmente, attraverso telefonate o estrapolazione del numero dei tamponi e positivi registrati su una piattaforma regionale Qualità Sicilia dove USCA, ospedali e laboratori riversano test e risultati”. Poi c’è un altro canale, quello dell’ISS, per accedere al quale ognuna delle 17 Asl possiede una password per caricare i nuovi positivi entro 24h. Nell’era della trasformazione digitale.
In assenza di comunicazioni ufficiali circostanziate, questi giorni sono stati caratterizzati dalle uscite in varie sedi del Presidente Musumeci iniziate con il discorso tenuto dallo stesso davanti il Parlamento Regionale che, a dispetto di quanto avesse preannunciato circa la sua durata, ha tenuto la scena per quasi un’ora.
Il Presidente non ha tradito lo stile che aveva deciso di inaugurare con l’ormai famoso “.. il Governo non defletterà di un solo centimetro..” ed ha continuato a sciorinare una serie di frasi che, unite a quelle pronunciate da altri e condite dai dati degli ultimi giorni, hanno finito col costituire una sorta di strano vocabolario della crisi pandemica siciliana.
Nel suo discorso all’Assemblea, ha esordito affermando la propria vicinanza e solidarietà all’Assessore dimesso (suo alter ego riconosciuto) e dichiarando la propria fiducia nei confronti dei Magistrati titolari dell’inchiesta in merito alla quale non aveva intenzione – come dichiarato nella premessa – di intervenire.
Dichiarazione tradita immediatamente dopo quando, nel corso di diversi minuti successivi, non ha certo mancato di esprimere una non tanto velata critica nei confronti della Magistratura trapanese, citando pedissequamente frasi della difesa dell’Avv. Razza da questi affidata all’Avv. Trantino.
E dopo il non defletterà di due giorni prima, ha esordito nella parte iniziale con il rivendicare di essere “..una persona perbene …” pur ammettendo Egli stesso che essere onesti e perbene non è dote sufficiente a trovare forme e modi per amministrare una Regione, la più difficile tra tutte come ha pure affermato.
La sua reprimenda ha assunto poi connotati aspramente politici rivolti agli avversari rei di aver chiesto le sue dimissioni.
Non ha mancato di fare un passaggio sul verbo spalmare, quello ascoltato nelle intercettazioni telefoniche tra Razza e i funzionari dell’Assessorato, giustificando l’uso “infelice” della parola con quello che a suo dire sarebbe un modo burocratico-gergale usuale.
Non sono passati che pochissimi giorni da quel solenne discorso ed è scoppiato il caso dei 258 morti in Sicilia che ci si era dimenticati di comunicare e che sono stati conteggiati in un sol giorno, venerdì scorso. Vite umane che, a riprova di una gestione in ordine alla quale non riesco a trovare aggettivi, erano state occultate o ben che vada “dimenticate”.
Le forze di opposizione al Governo hanno chiesto ufficialmente che il Presidente rassegni le proprie dimissioni e per questo Musumeci ha adoperato platealmente un altro termine, definendo “sciacalli” i parlamentari che hanno avanzato questa richiesta, provando a offrire giustificazioni a proposito della non incidenza assoluta (sic!) sui dati generali procurata dalla “svista” su 258 vite umane perdute.
Quella sera di venerdì abbiamo assistito all’apertura di tutti i telegiornali su questa notizia, in ordine alla quale sono state molteplici quanto inevitabili le parole di biasimo di tutti gli speaker degli stessi Tg come dei conduttori dei talk show di prima serata e non solo.
È ancora di poche ore fa la notizia di alcuni Sindaci di centri piccoli e meno piccoli che hanno preannunciato l’impugnazione dell’ordinanza emessa il lunedì di Pasquetta dal Presidente che ha “costretto” alla zona rossa tutti i Comuni della cintura metropolitana di Palermo. Comuni, quelli che hanno manifestato l’intenzione di impugnare l’ordinanza, nei quali il livello di contagio sarebbe, secondo le tabelle governative nazionali, compatibile con l’arancione se non con il giallo.
Trovo inutile continuare a sperare in una comunicazione compiuta e compatibile con la gravità della situazione che almeno avrebbe dovuto suggerire al Presidente di rimettere nelle mani del Governo Nazionale il suo incarico di Commissario Straordinario per il Covid in Sicilia, considerato che ha avocato a sé pure le deleghe dell’Assessore alla Salute, impersonando un accentramento di poteri che non voglio “qualificare”.
A dispetto delle dichiarazioni, di quanto vantato di perbenismo e efficienza – negata, questa assunta efficienza, da chiunque si occupi a livello mediatico del caso Sicilia – il Presidente non ha ritenuto di vestirsi di quella umiltà di uomo di una volta, cresciuto in ambienti ora ecclesiali ora militari, e rimettere nelle mani del Ministro Speranza o del PdC Draghi la carica di Commissario.
La conseguenza sempre più evidente quanto nefasta è sulla credibilità delle Istituzioni regionali da parte della gente che non può biasimarsi più di tanto allorché sempre più manifesta la propria sfiducia nei confronti di un potere politico che appalesa le falle macroscopiche sui dati a tal punto da “nascondere” per giorni 258 decessi.
E questo senza contare la situazione allarmante in termini di approvazione di Bilancio e Rendiconto nel contesto di una Assemblea che – storia dell’ultima seduta della settimana appena trascorsa – ha costretto il Presidente Micciché a sospendere l’esame e la votazione degli emendamenti che venivano puntualmente bocciati anche dai rappresentanti parlamentari della maggioranza.
Lo stesso Micciché che in queste ore non ha fatto mancare parole a dir poco critiche nei confronti del Capo del Governo Regionale.
Vorrei dire allora al Presidente Musumeci che non si dubita del suo esser persona perbene, ma la situazione contingente non può ancora che produrre continue umiliazioni e danni permanenti al popolo siciliano. Credo che non ci sia siciliano che meriti appunto le umiliazioni ripetute che derivano dal vedersi citati quotidianamente come esempio di mala gestio.
In una vita come quella del Presidente Musumeci, costellata di successi politici da decenni, credo che Egli dovrebbe dar spazio a un’altra parola scolpita nella mente delle persone perbene che è Dignità e questa parola potrebbe e dovrebbe giustificare un suo doveroso passo indietro in questa situazione drammatica, registrando per una volta una sconfitta, una dignitosa ammissione di errore e sconfitta appunto. Gli esseri umani, tutti noi, quelli non colpiti da sindrome di onnipotenza come pure può accadere a tutti talvolta, sono consapevoli del fatto ineluttabile che la vita, seppur di successo, non ti riserva solo vittorie, ma pure qualche sconfitta e non c’è modo più perbene e dignitoso che ammetterlo e trarne le dovute conseguenze.
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