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Piana, il viadotto Tozia intitolato a Rosolino Petrotta 

Una figura importante per il mondo Arbëresh che operò nella prima metà del Novecento 

PIANA DEGLI ALBANESI – È stata approvata con delibera della Giunta Comunale l’intitolazione del “Viadotto Tozia” a Rosolino Petrotta, ovvero medico chirurgo arbëresh, fondatore e Presidente del Centro Internazionale di Studi Albanesi presso l’Università di Palermo, esponente di rilievo della politica regionale ed extra regionale, fautore della costruzione del Viadotto Tozia e del complesso architettonico dell’odierna RSA di Piana degli Albanesi.

Rosolino Petrotta nacque a Piana nel 1894 e fu allievo del Monsignor Paolo Schirò durante gli anni in cui frequentava il Seminario Italo-Albanese a Palermo. Fu intimo amico del poeta arbëresh Giuseppe Schirò Petrotta e partecipò alla Prima Guerra Mondiale come ufficiale di fanteria. Rosolino Petrotta si è contraddistinto, come persona, professionista ma anche nelle vesti di esponente politico.

Successivamente, Petrotta prestò assistenza medica in Albania dal 1937 fino al 1945 dove elaborò la legislazione del lavoro. Ricoprì dal 1939 al 1944 la carica di deputato del Parlamento Albanese e fu capo dell’allora Sezione Albanese dell’INAIL. Venne eletto deputato presso l’Assemblea Regionale Siciliana dal 1947 al 1955 e rivestì l’incarico di Assessore Regionale alla Sanità. Alla morte di Petrotta, avvenuta a Palermo il primo giorno di agosto del 1969, giunsero numerose personalità e rappresentanti delle istituzioni a porgergli l’estremo saluto; la sua salma, come espresso in vita dallo stesso Petrotta, fu tumulata presso il cimitero della sua cittadina natale.

Rosario Petta, sindaco di Piana degli Albanesi, in merito all’intitolazione dell’ex Viadotto Tozia a Petrotta ha dichiarato: “L’intitolazione rappresenta per l’Amministrazione Comunale, e per tutta la cittadinanza, il riconoscimento istituzionale e concreto alla memoria del nostro concittadino, la cui rilevante e preziosa attività nel contribuire alla crescita, non solo socio-sanitaria, ma anche culturale della nostra comunità Arbëreshe, ha costituito vanto e lustro dagli anni dal dopoguerra ad oggi”. 

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