Monreale, 26 gennaio 2019 – Il Comitato Pioppo Comune Autonomo ha lanciato la sua sfida, per la seconda volta: intendere tagliare il cordone ombelicale che lo lega a Monreale. E lo ha fatto, non a caso, in un momento importante per il futuro amministrativo della città. Quando cioè le forze politiche candidate a gestire Monreale nei prossimi cinque anni sono chiamate ad esprimersi su come intendono amministrare la città. A loro noi abbiamo posto la questione. In questa intervista é Alberto Arcidiacono, della lista “La nostra terra”, ad esporre il suo pensiero.
D: Dottor. Arcidiacono, con il vostro gruppo vi proponete di guidare il comune di Monreale nei prossimi 5 anni. Qual è la vostra posizione su questo argomento?
R: La mia posizione non può che essere quella che la nostra Costituzione prevede, e che ha individuato nell’istituto giuridico del referendum la soluzione a questo tipo di problematiche. Se un gruppo sociale non si riconosce nella sua espressione territoriale e politica, ha il diritto democratico di ricorrere a detto strumento per determinarsi diversamente.
D: Dove risiedono le cause di questa esigenza diffusa nella frazione di Pioppo?
R: Le cause che originano questi sentimenti di scissione sono certamente gli elementi che vanno approfonditi, e che rimandano certamente non a diversità etnica, linguistiche o religiose, ma ad anni di negligenza nei confronti di un territorio che non poteva che sentirsi una periferia abbandonata.
Strade, servizi, attività culturali, iniziative politiche sono le grandi assenti di questi anni, in cui la comunità locale, nei limiti delle proprie competenze e possibilità, si è sostituita alle istituzioni e mirabilmente adoperata per non lasciare all’incuria e alla dimenticanza un pezzo di città.
D: Lei è stato presidente nel consiglio dal 2009 al 2014. Come ha vissuto allora la sfida del comitato di creare il comune di Pioppo? Da che parte si era schierato?
R: Come ho vissuto l’esperienza del primo referendum? Con ammirazione verso un gruppo di persone che voleva sostenere la crescita di un territorio dal grande potenziale e dalle poche opportunità. Un’ammirazione che da sola mi ha motivato a prendere parte alle votazioni.
D: È un tema già inserito nell’agenda politica dei vostri gruppi di lavoro?
R: Nell’agenda politica, o meglio nel programma politico che rappresento, è prevista la gestione di un territorio, ampio, eterogeneo, e meritevole di eguale attenzione e cura.
D: Avete avviato un tavolo di confronto con gli attivisti del Comitato Pioppo Comune Autonomo? R: Lo auspico perché ogni confronto determina un processo di crescita.
D: Il frazionamento di un territorio in comuni più piccoli è una scelta lungimirante, o anacronistica? Non ritiene più utile, al contrario, l’aggregazione di più territori, per ottenere economie di scala e ridurre i costi di gestione di un comune?
R: Nessuno può offrire una risposta assoluta. Ogni caso va esaminato nello specifico. L’aggregazione di più realtà crea opportunità di sviluppo e risparmio, ma alla base di una aggregazione deve esserci un’intesa forte e a tutti i partecipanti deve essere garantita la stessa attenzione; in caso contrario si creerebbe solo una pericolosa e diseconomica confusione sociale.
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