Palermo, 8 novembre – Sono in tutto 236 gli anni di carcere inflitti a 30 indagati nel processo scaturito in seguito all’operazione “Verbero” scattato nel maggio 2015, una sola è stata l’assoluzione. Il GUP Mazzara ha usato il pugno duro nei confronti dei presunti appartenenti alla famiglia mafiosa di Pagliarelli ed ha accolto in pieno quelle che erano le richieste dei pubblici ministeri Francesco Grassi e Caterina Malagoli. Le pene sono stete scontate di un terzo per il rito abbreviato del processo.
Nel 2015 l’operazione fece scoprire alcuni summit di Cosa Nostra che si svolgevano al bar dell’ospedale Civico di Palermo per decidere le strategie del pizzo e il grande interesse del clan nei confronti dei lavori per il rifacimento del Policlinico. Erano stati gli stessi imprenditori a far emergere la tentata estorsione, grazie alle denunce dei furti e di altre intimidazioni subite nel corso dei mesi.
La condanna più dura (18 anni sui 22 chiesti) è andata a Vincenzo Giudice, 14 e 6 mesi a Giuseppe Massimiliano Perrone, considerato il capo del mandamento di Pagliarelli, per Alessandro Alessi e Tommaso Nicolicchia 14 a testa.
Pena di 12 anni per Concetta «Cettina» Celano, Andrea Calandra, Matteo Di Liberto, Aleandro Romano, Alessandro Anello e Salvatore Sansone, mentre Antonino Spinelli e Giovan Battista Barone ne hanno avuti 10 ciascuno, Stefano e Giuseppe Giaconia 8 a testa; 6 anni per Cosimo Di Fazio e Angelo Milazzo; Vincenzo Buccheri 5 anni e 4 mesi, Giovanni Giardina 5 anni.
Per i reati collegati al traffico di droga, ci sono le pene minori: Carlo Grasso, 4 anni e 4 mesi; Giuseppe Di Paola e Giovanni Catalano 4 e 2 mesi a testa, Carmelo Migliaccio, Giuseppe Castronovo e Giosuè Castrofilippo 4 l’ uno, Rosario Di Stefano, Domenico Nicolicchia, Paolo Castrofilippo, Daniele Giaconia e Mauro Zampardi 3 anni l’uno, Francesco Ficarotta e Antonino Calvaruso (accusato di corruzione) 2 anni e 6 mesi.