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Inchiesta Capizzi. I particolari documentati. Le posizioni dei Carabinieri e della Procura

Monreale, 15 aprile – Con il servizio scritto per www.Repubblica.it in data 2 marzo 2016 (http://palermo.repubblica.it/cronaca/2016/03/02/news/corruzione_terremoto_a_monreale_indagati_il_sindaco_dipendenti_ato_e_imprenditori-134625643/) ho informato l’opinione pubblica dell’avviso di garanzia emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo nei confronti del sindaco di Monreale, avv. Piero Capizzi. E’ del 13 aprile la nota del quotidiano locale www.monrealepress.it che, nel volere forse fare uno scoop, pubblica poche righe, nelle quali dichiara che: “Emergono alcuni particolari sull’inchiesta dell’Ato che ha portato anche all’avviso di garanzia per il sindaco Piero Capizzi. Da fonti interne, sia i Carabinieri che la Procura della Repubblica, per il capo di imputazione notificato al primo cittadino, avevano chiesto gli arresti domiciliari. ...”.

Schermata 2016-04-16 alle 10.29.33Il giorno successivo, il 14, forse per timore di ricevere una denuncia per diffamazione, Monrealepress corre alla rettifica proferendo le proprie scuse nei confronti del sindaco.

Al fine di diradare leciti dubbi e sospetti in un’opinione pubblica giustamente interessata a conoscere la verità su un’indagine che riguarda il proprio amministratore, e per chiarire i reali sviluppi della vicenda, ecco i fatti. Documenti alla mano.

A luglio 2014 la Compagnia dei Carabinieri di Monreale invia alla Procura della Repubblica di Palermo un fascicolo in merito ad un procedimento penale. L’indagine è, si legge, “tesa a delineare l’esistenza di un’associazione per delinquere tra dipendenti e direttivi dell’Alto Belice Ambiente S.P.A. – ATO PA2, finalizzata alla commissione di furto aggravato, peculato, truffa aggravata, falso ideologico ed ulteriori reati che dovessero emergere“. L’indagine, che porterà a 54 avvisi di garanzia, coinvolge anche il primo cittadino di Monreale, anche se con posizioni marginali e diverse rispetto a quelle dei dipendenti dell’ATO. Infatti, l’indagine relativa alle vicende che ruotano attorno all’ATO , alla sua gestione ed alle singole posizioni si è di fatto articolata in diversi filoni di indagine che hanno fatto emergere vari ipotesi di reato a carico dei soggetti interessati.

Il lungo fascicolo, inviato al sostituto procuratore Enrico Bologna, è a firma del Cap. Paolo Del Giacomo che in un’ampia disamina delle varie posizioni e nel fare le proprie considerazioni all’esito delle attività investigative conclude: “per l’indagato Capizzi l’unica misura cautelare idonea a soddisfare l’esigenza cautelare dell’acquisizione e genuinità della prova, atteso che la propensione dello stesso a reiterare la commissione di delitti contro la P.A. o il patrimonio, ciò rafforzato anche dalla sua attuale carica di sindaco di Monreale che gli consente di avere a disposizione tutte le articolazioni della res publica comunale, appare essere quella degli arresti domiciliari“.

Gli inquirenti, già durante il corso delle indagini, nella richiesta di autorizzazione alle intercettazioni telefoniche, avevano premesso come Capizzi “risulta essere il difensore di fiducia di parecchi pregiudicati locali, alcuni dei quali tra l’altro prestano, non a caso, attività lavorativa presso la società Alto Belice Ambiente Ato Pa2. Si desume, pertanto, una forte contiguità tra l’avvocato Pietro Capizzi quale candidato Sindaco del Comune di Monreale, nonché attuale Consigliere Comunale, e la sua professione forense“.

Ed ancora: “Dalle intercettazioni telefoniche (…) si evinceva un forte interesse da parte di Capizzi al trasferimento di un dipendente ATO (…). L’interesse del Capizzi era chiaramente finalizzato ad ottenere consensi nell’ottica dell’imminente campagna elettorale di cui era chiaramente a conoscenza anche il Pupella. Conscio di ciò, era lo stesso Pupella ad attendere un’ulteriore comunicazione, anche perché il merito di tale trasferimento doveva ricadere sul Capizzi”. 

Ancora, “l’allora consigliere comunale Pietro Capizzi, nel chiedere un “favore”, piuttosto che rivolgersi al legale rappresentante o al coordinatore tecnico dell’Ato Pa2, per ottenere quanto richiesto, si rivolgeva direttamente a Pupella Giuseppe, ben conscio dell’effettivo peso in tal senso. … In particolare si evinceva che lo stesso Capizzi chiedeva a Pupella Giuseppe il suo benestare affinché il dipendente ATO potesse rientrare a svolgere i propri compiti” in altra sede.

Infine l’altra questione, già nota alle cronache locali. Durante una intercettazione telefonica, il Pupella Giuseppe, “nel ricevere una telefonata dal consigliere comunale, candidato sindaco, avv. Capizzi Pietro, il quale intercedeva per conto della Sig.ra L. B. D. affinché la stessa venisse accontentata nel ritiro e smaltimento di rifiuti di imprecisata natura, richiedeva come controvalore del servizio di raccolta dei rifiuti “panettone e champagne“. ... Il Pupella si mostrava molto disponibile (visto anche l’intervento del Capizzi), ma ribadiva il corrispettivo del favore, convenzionalmente pattuito in panettone e champagne (… Va bene … gli dici se lei ci fa trovare il panettone e lo Champagne si…).

Alla luce del fascicolo inviato dai Carabinieri di Monreale in Procura, il Sostituto Procuratore Enrico Bologna illustra il ruolo di “Capizzi Piero, vero e proprio referente politico di Pupella Giuseppe, al quale si rivolge per inviare  una squadra di dipendenti dell’ATO PA2 da adibire ai servizi richiesti da L. B. D., nella prospettiva di attirarsi il favore dei cittadini monrealesi in vista delle imminenti – all’epoca dei fatti – competizioni elettorali amministrative, alle quali concorreva presentando la propria candidatura a sindaco. Il magistrato però, nell’esaminare la richiesta di custodie cautelari per i 54 indagati, non ne ha richiesto per Piero Capizzi l’emanazione, ostandovi i limiti di pena edittali”.

Il Giudice per le indagini preliminari, dott. Roberto Riggio, ha confermato l’assenza di tale necessità, comunicando a Capizzi la chiusura delle indagini ed emanando il contestuale avviso di garanzia per le ipotesi di reato Corruzione per un atto d’ufficio (art. 318 c.p.) e di Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio (art. 320 c.p.), con l’aggravante dell’art 110 c.p..

Il 1 marzo 2016 Capizzi si è presentato in Procura per presentare, dinanzi al Pubblico Ministero Enrico Bologna e al proprio legale, avv. Giuseppe Botta, le dichiarazioni in propria difesa.

Io ho sempre inteso e interpretato il mio ruolo politico come un impegno a servizio della comunità ed è con tale spirito che sono sempre intervenuto, anche su segnalazione dei cittadini, per migliorare le condizioni di vivibilità e di decoro della mia città ed è in tale contesto che va letta la conversazione intercorsa con il signor Pupella Giuseppe e la signora L. B. D, la mattina del 20 dicembre 2013, e da cui è stato estrapolato il dialogo che ha dato corso alla contestazione … . Tengo a precisare che conosco Pupella Giuseppe da sempre, sia per motivi legati al mio impegno politico, che alla professione di avvocato da me svolta. …Allo stesso modo conosco la signora L. B. D. da tempo immemorabile … .Il sopradescritto contesto ha una particolare rilevanza al fine di evidenziare il carattere assolutamente scherzoso e di mera battuta di spirito al riscontro della richiesta di intervento, legata allo spazzamento della zona ove, all’epoca dei fatti, risiedeva la signora L. B.. Tale battuta di spirito va letta anche in relazione al periodo natalizio in cui si è svolta la conversazione. Ribadisco che da parte mia non vi è stata alcuna intermediazione nell’ambito di un accordo corruttivo, ma si è trattato soltanto di un legittimo interessamento in ragione del mio ruolo di consigliere ed a fronte della richiesta di una cittadina. … Va da sé che non vi è stato nessun accordo, né tanto meno, alcuna elargizione al Pupella di generi alimentari di sorta, né da parte mia, né da parte di terzi”.

Queste le indagini e le ipotesi investigative.

Sarà il GUP a stabilire il rinvio a giudizio di Capizzi o l’archiviazione del caso.

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