Tutti ci sposiamo, tutti facciamo figli e tutti facciamo il corso prematrimoniale “obbligatorio”. E’ giusto perché le famiglie sono i pilastri della società. Può essere. Non lo so. Ma se le famiglie sono il fondamento della società, allora le coppie sono il materiale di questi pilastri. Alcune di cemento, alcune di carta. Perché, allora, al corso prematrimoniale ci viene detto che per far funzionare la nostra coppia dobbiamo solo avere fede in Dio? Che gli ostacoli sono davanti ad ognuno di noi e solo la preghiera può farceli superare… e se proprio non riusciamo ad andare d’accordo sarebbe opportuno rivolgersi al prete?
Sicuramente voi siete stati più fortunati di me o spero che lo sarete. Il mio corso prematrimoniale è stato parecchio deresponsabilizzante ed ha raggiunto il suo apice formativo quando una signora invitata a testimoniare disse: “Io mi stavo separando perché credevo di non amare più mio marito. Poi parlando col sacerdote ho capito di sbagliare perché io amo Gesù e siccome Gesù mi dice di amare il mio prossimo come se amassi lui, io ho capito di amare ancora mio marito perché attraverso lui amo Gesù”.
Che logica: praticamente ovvio.
Perdonatemi i toni sarcastici e volutamente provocatori.
Mi permetterei solo di aggiungere qualcosa di altrettanto elementare e ovvio ma che se messo in pratica aumenta la qualità della nostro rapporto di coppia e della nostra vita.
Lo scopo della nostra relazione è si quello di formare una famiglia, ma non è l’unico.
Tra le altre cose dovrebbe esserci quello di supportare, stimolare e migliorare chi quella relazione la vive.
1) La coppia non è la famiglia né è il suo singolo componente. La coppia è la coppia, nient’altro. Per questo ha bisogno dei suoi tempi e dei suoi passatempi che non possono essere sovrapposti a quelli della famiglia, né possono schiacciare motivazioni, bisogni e desideri dei rispettivi partner. Per capirci, un viaggio di una settimana con i figli piccoli non è una vacanza per la coppia. Una cenetta romantica in due invece si.
2) I partner devono essere premurosi e responsabili impegnandosi attivamente nel soddisfare i bisogni della coppia e del partner. (Non esiste pigrizia, fatalismo negativo, negligenza, ecc…).
Ciò non significa che tutti i nostri errori o insuccessi diventano allo stesso tempo colpe da rinfacciare a noi stessi, all’altro o alla società.
3) Proprio per questo dobbiamo avere rispetto e riconoscere l’individualità del partner senza schiacciarlo e sottometterlo alla coppia o alla famiglia. Incoraggiare e stimolare verso nuovi traguardi il partner equivale a lanciare la coppia verso nuovi successi.
4) Essere orgogliosi del nostro partner rimane un fondamentale. All’inizio della storia il nostro partner è il numero uno e i numeri uno siamo noi per lui/lei. Siamo felici di presentarlo a tutti, non vediamo l’ora di presentarlo ad amici e parenti. Ed è giusto così. Non c’è niente di più bello che condividere le gioie con gli altri. Col tempo, però, noi o il nostro partner possiamo diventare motivo di imbarazzo alla coppia. Questo è il male assoluto. L’unica soluzione è parlarne in tempo e nei modi giusti per capirsi ed agire.
5) Abbiamo quindi l’obbligo di rimanere attraenti, e attraente non significa solo dimagrire. Rimanere attraente significa curare il nostro aspetto, interessarci di qualcosa e saperla comunicare; porsi degli obiettivi e convincere il nostro partner che andrà sempre meglio.
Questi cinque consigli non sono la soluzione alla crisi o la via della felicità. Se una coppia non va, non va e basta.
Questi 5 punti sono solo dei suggerimenti per farti riflettere sulla qualità della tua vita di coppia affinché possiate trovare insieme nuovi slanci per il vostro benessere, dei vostri figli e di tutti noi. Ogni nuova coppia che funziona dà una nuova piccola speranza alla società.